Vi sembra un film horror? Mesi fa ho visto il primo video TikTok in cui la Potter raccontava l’esperienza, traumatica per lei e crudele per la paziente e i suoi cari. L’azienda in questione è la più grande assicurazione medica del Paese, la stessa il cui amministratore delegato fu ucciso da un ragazzino a New York, esasperato per il trattamento ricevuto da sua madre. Elisabeth non ha reagito nel modo criminale di Luigi Mangione, ma ha iniziato a documentare e trasmettere le chiamate più assurde che riceve da questa e altre assicurazioni: oggi è la Giovanna d’Arco della nostra ricca sanità sgangherata.
Mettetevi nei suoi panni: se mi contesti la procedura di ricostruzione della mammella, o ne sai quanto me e parliamo degli aspetti tecnici, o sei solo interessato al vile denaro. Tertium non datur. Tutte le telefonate registrate dalla Potter danno l’innegabile evidenza che queste chiamate sono fatte a tappeto, solo ed esclusivamente per non pagare, e puntano a un’ipotesi sola: la truffa ai danni del paziente assicurato. Molti pazienti oncologici oggi sono più spaventati dal dover avere a che fare con i rimborsi assicurativi che con l’équipe medica che li deve curare. Vi sembra giusto?
La United Healthcare ha reagito nello stesso modo violento che già usa con i propri clienti: togliendole la copertura assicurativa e obbligandola a rientrare urgentemente dei debiti contratti per l’attrezzatura dell’ambulatorio. Ha anche scritto ai suoi pazienti, intimando loro di recarsi da altri dottori per ricevere il rimborso. Con i prezzi esorbitanti che abbiamo in America, alcune procedure che esegue la Potter – come il riutilizzo del tessuto del paziente per ricostruire la mammella – costano 100.000 dollari. Non molti pazienti se le possono permettere, visto che il 60% della popolazione americana non ha risparmi. Ed ora Elisabeth Potter deve chiedere donazioni per far fronte ai costi non coperti dalle assicurazioni.
Personalmente, sono molto contento dello sforzo di questa dottoressa, perché – a differenza del giovane omicida che ha eliminato l’AD nefasto – questo suo modo di esporre il problema e spingere per un miglioramento del sistema è replicabile, ed ha molti imitatori. Nelle ultime settimane sono comparsi pediatri, urologi, psichiatri, internisti: tutti a evidenziare i loro drammi quotidiani con le assicurazioni sanitarie.
La lobby sanitaria contrattacca, sugli specialisti come sui media che ne parlano, mentre i politici con le tasche gonfie fanno finta di nulla, aspettano che passi la buriana. Anche RFK Jr., che tanto aveva promesso sul tema durante la campagna elettorale, adesso ha il “judo” quando deve parlare di Elisabeth Potter.
Quando in Italia sentite parlare dell’efficienza e della soddisfazione del cliente in ambito salute, fate un volo pindarico in America, dove i dottori che veramente tengono alla guarigione e al benessere dei loro pazienti finiscono sul lastrico ad opera di un sistema sanguisuga. La sanità non può essere un mercato: deve solo prevenire e curare al meglio, senza mandare in rovina il paziente o metterlo nell’impossibile posizione di scegliere tra debito e cura.
Ricordatevi che in America l’1% più ricco vive quindici anni più dell’1% più povero: ottimo risultato per il mercato, pessimo per la popolazione. Non è un sistema da esportare in altri Paesi.