LA Caverna


La fiducia non è una vuota illusione

 “La fiducia non è una vuota illusione, e alla fine, è l’unica cosa che può far sì che il nostro mondo privato non diventi un inferno”. (Hannah Arendt)

Nella cultura romana il termine “fiducia” era un concetto basilare, cardine delle relazioni personali e pubbliche. 

La parola, nel tempo, ha mantenuto il nucleo sostanziale del significato legato alla lealtà, a un senso di sicurezza, con la convinzione che la fiducia nelle relazioni favorisce il confronto e la crescita. Contare su una persona ci dà tranquillità, ci dà modo di evitare incertezze e timori. Non fidarsi è vivere relazioni basate tutte le volte sul dubbio e sulla paura di possibili tradimenti. Se dovessimo di continuo vedere l‘altro come un plausibile nemico che può attaccarci alle spalle ne risentirebbero, almeno in parte, la nostra salute e il nostro benessere o malessere psicologico.

Inseriti fin dalla nascita in una rete di rapporti che mutano di intensità e complessità nelle varie fasi della nostra esistenza la fiducia smorza gli stati di ansia, assicura l’attendibilità di alcune certezze, rafforza la stabilità della persona. La fiducia è indispensabile come l’aria ma ha bisogno di qualità: deve essere amante della verità ma tollerante (“ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” Lc 6,27), semplice, ma non ingenua (“siate semplici come colombe, ma prudenti come serpenti” Mt 10,16). La fiducia richiede buonsenso e accortezza per donarla a persone buone e giuste, sofferenti e scoraggiate e toglierla agli ipocriti e ai disonesti;. (“Gesù non si fidava di loro perché li conosceva tutti e non aveva bisogno che qualcuno lo informasse sull’uomo” Gv 2,23-25).

La fiducia non è solo un problema etico, una virtù morale, ma anche un “fattore critico di successo” economico e sociale. (La velocità della fiducia. The speed of trust. L'unica cosa che cambia tutto di Stephen M.R. Covey, ed. FrancoAngeli, 2022) Non ci potrebbero essere nuove sfide e progetti se mancasse la fiducia. Nell’ambiente lavorativo la fiducia è uno degli obiettivi cui aspirano molti imprenditori perché favorisce l’intesa, l’impegno, la gratificazione dei dipendenti e il contenimento dei costi. “Al decrescere della fiducia scende la velocità e dunque salgono i costi mentre quando la fiducia sale, aumenta la velocità e quindi diminuiscono i costi ”. (Stephen Covey, “I sette pilastri del successo”, ed. Bompiani, 1991) Occorre però fare il primo passo. “Prima di poter prelevare c’è bisogno di versare; così con la fiducia, prima di chiederla a qualcun altro forse è il caso di fare un versamento noi per primi.” (Covey) La fiducia si conquista sul campo, scommettendo e investendo sull’altro, a proprio rischio.

La mancanza di fiducia, oggi, sta diventando patologica. Lo conferma il dilagare di molti mezzi di controllo della realtà, la spietata difesa del proprio spazio vitale, il crescente sospetto nei confronti dell’altro, il culto ossessivo della privacy. Le persone non capiscono più che la fiducia è la condizione per una vita generosa e trasparente; che senza reciproca fiducia è impossibile comunicare, collaborare, interagire. “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” è un presupposto ingannevole perché dove manca la fiducia, si verificano incomprensioni, conflitti, rapporti formali, demotivazione, perdita di tempo e di energie. La fiducia, come condizione di possibilità, è un acceleratore essenziale per mobilitare, far evolvere individui, comunità e nazioni, per sviluppare passioni e talenti. La fiducia collettiva promuove finanza e imprese.

Il filosofo israeliano Yuval Noah Harari vede nella fiducia una forza fondamentale che ha plasmato l'evoluzione umana e la società moderna ("Sapiens: da animali a dei", Bompiani, 2014). La fiducia è il collante essenziale per la formazione di grandi e complessi gruppi di sconosciuti, altrimenti congiunti dai soli legami di sangue. “Se nessuno si fidasse di nessuno, infatti non sarebbe nemmeno possibile prendere in considerazione l’esistenza di una comunità […] Di fatto, una società senza fiducia è una società senza ossatura. La diffidenza è un circolo vizioso che finisce per indebolire il mondo sociale”. (Avere fiducia. Perché è necessario credere negli altri di Michela Marzano, Mondadori, 2012).

La fiducia reciproca tra governi, settore privato e cittadini facilita partnership efficaci e trasparenti e garantisce che gli sforzi congiunti siano orientati verso obiettivi comuni. La speranza e le attese, favorite dalla fiducia nelle capacità collettive dell'umanità di affrontare le grandi sfide del domani, sono vitali per implementare tecnologie e pratiche che assicurino un mondo sostenibile e giusto per le generazioni future. “C’è un futuro per la polis, se in essa vi è la complicità del credere, della fiducia gli uni negli altri”. (Hannah Arendt)

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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