IL Digitale


Come cambia il lavoro digitale

Microsoft ha nuovamente licenziato migliaia di lavoratori, il 3% del personale, per salire in borsa e rendere gli azionisti sempre più ricchi. Dopo il Covid, il numero e portata dei licenziamenti da parte delle aziende digitali, i cui profitti sono straordinari, è diventato impressionante: 242.000 solo in America, in un anno. Fino agli anni 90, ed in misura minore fino al Covid, le aziende licenziavano solo quando prossime al fallimento, mentre premiavano i dipendenti nei momenti di successo. 

Il contratto che ha legato sviluppatori ed altri dipendenti alle multinazionali del digitale adesso s’è infranto; nessuno si vanta più di esser dipendente di questo o quel colosso, perché il posto è sempre in bilico.

Da anni vedo come al crescere della dimensione dell’azienda cresca la sua idiozia, ovvero venga meno la razionalità dei processi decisionali. Se sei un libero professionista, o piccolo imprenditore, le decisioni le prendi da solo, o con un famigliare, o un paio di soci, e tendono ad essere logiche ed intelligenti. Ovviamente alla piccola azienda mancano economie di scala, solidità finanziaria e connessioni tipiche di quelle grandi, ma queste mancanze stanno venendo meno, rapidamente.

Oggi, se sei un bravo sviluppatore, perché entrare in una multinazionale che ti può cacciare, pur facendo benissimo e riempendo le casse di profitti? Come si può essere ancora fedeli ad un’azienda che non rispetta il patto sociale di sicurezza dell’impiego? È evidente che le grandi aziende hanno rinunciato a far tesoro dei loro professionisti, assumendo e pagando bene chi vale per farlo crescere. L’outsourcing aveva già incrinato quel rapporto, ed i recenti licenziamenti l’hanno distrutto.

Sempre più mestieri possono essere fatti in completa autonomia, grazie a chatbot, agenti AI ed altre tecnologie che scalano la nostra produttività individuale. Se creo contenuto, sia per produrre articoli divulgativi o contratti, e con un paio di prompt in 3 secondi ne ricreo altri scritti diversamente, tradotti in lingua o modificati a piacere, ho appena moltiplicato per otto la mia capacità di fare.

Come sa ogni Partita Iva, trovare il prossimo contratto, assicurarsi il pagamento delle fatture, e rispettare le mille mila regole della burocrazia, sono causa di frustrazione continua. Tuttavia, la crescita dei portafogli in GitHub, l’uso dei nuovi LLM, e la disponibilità di piattaforme d’intermediazione come Cosmico di Pasquale Tuosto e squadra, rendono il lavoro individuale meno stressante, meglio connesso, e conveniente.

Grazie al supporto dei sindacati, in passato i lavoratori hanno navigato un’area di equilibrio data da paghe accettabili, obiettivi da raggiungere, istruzioni sul come fare, e garanzia che a meno di problemi gravi il rapporto avrebbe continuato per anni. Oggi, che i sindacati contano come il due di picca a nuoto, che gli obiettivi cambiano ogni due per tre, e specialmente che quella garanzia viene meno, il lavoratore può considerare di riprendere in mano le redini del suo futuro. Molti paesi, tra cui Portogallo ed Italia, riducono la tassazione sulle partite IVA e sui giovani proprio per aiutare chi prova la strada autonoma.

Oggi un libero professionista che presenta il suo album di soluzioni a diversi problemi, che usa l’intelligenza artificiale per aumentare la produttività, ed oculatamente sceglie la piattaforma di intermediazione, può superare il reddito del dipendente e specialmente avere una sicurezza maggiore della stabilità del lavoro. Nel far questo deve stare attento a creare e sviluppare la rete di contatti, di collaborazioni e di interessi comuni che fanno in modo che il lavoro funzioni e sia soddisfacente. Siamo animali sociali, non orsi solitari, e piattaforme digitali come Cosmico servono proprio a quello.

Sto aiutando un vecchietto che, dopo anni di impresa nei condizionatori d’aria e nella cultura idroponica, vuole darsi ai podcast. Fino a ieri la sua cultura digitale era minima: bravissimo ingegnere elettrico e coltivatore, annegava nei computer. Il suo obiettivo è raggiungere 10.000 click al mese e gli sembra lontano, perché non intuisce la crescita esponenziale che ha iniziato. Raggiungerà quei click prima delle sue più rosee aspettative, perché l’ho fatto entrare in una community di blogger che gli insegnerà tecnicismi e strumenti, lasciandolo libero di creare il suo contenuto.

Per chi segue questa rubrica dall’inizio, ed ha provato a giocare con i vari strumenti che sono emersi in questi anni, si apre l’opportunità di ripensare al mondo del lavoro. Visto come si comportano gli avidi CEO californiani, un pensierino si può fare questa volta.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Emanuel Gazzoni (Roma): preparatore di risotti, amico di Socrate e Dostoevskij, affascinato dalle storie di sport
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.