LA Coppa


Verde Petrolio - Diario dall’Arabia Saudita

Investimenti ingenti, programmazione, idee e la contagiosa passione del popolo saudita ed arabo saranno sufficienti a strappare la centralità occidentale ed europea nello sport?

Con questa domanda chiudevo un precedente articolo sull’Arabia Saudita.

A distanza di due anni da quelle folli sessioni di mercato, dove sembrava che mezza Europa fosse in procinto di trasferirsi nella Saudi Pro League, quel flusso è enormemente rallentato ed anche l’iniziale interesse per la lega è velocemente scemato.

Per chi ha guardato, anche distrattamente, qualche partita, ha notato un livello certamente inferiore rispetto alle leghe europee, che diventa incomparabile a Premier League e soprattutto Champions League. Frutto di tecniche di allenamento ancora non eccellenti, bassa intensità e complessivo tasso tecnico mediocre.

Anche i valori totali di mercato delle rose, forniti da Transfermarkt, segnalano una flessione.

La nazionale, dopo la vittoria prestigiosa nello scorso campionato del mondo in Qatar, contro i futuri campioni argentini, pareva aver buone basi per costruire un movimento interno interessante, ma i successivi risultati sono stati davvero deludenti, nonostante la guida tecnica di Roberto Mancini.

Alla Casa Reale Saudita ciò interessa, tuttavia marginalmente.

L’orizzonte sul quale lavorano è davvero di lungo periodo, non ragionano all’oggi, hanno progetti futuri seri. E nell’ottica di lungo periodo, i sauditi si sono aggiudicati, sbaragliando la concorrenza, due eventi internazionali centrali per poter sfoggiare la crescita, innovazione, sviluppo e la propria leadership nel mondo arabo, che gli permette di sedersi al tavolo dei grandi del mondo: Expo 2030 e Mondiale 2034.

Sono considerati eventi cardine per i progetti ambiziosi per il rinnovamento saudita. Nella candidatura per l’Expo ha scherzato (prendendo i tre quarti dei voti disponibili) con le altre, tra cui Roma, e a quella per il Mondiale, la loro era l’unica sul tavolo, segno di grande forza, ingenti risorse ed influenza internazionale.

Nell’ottica di Vision 2030 il Regno dovrà diversificare le sue entrate, fortemente dipendenti dai fossili (oggi circa il 57%), con enormi progetti energetici e tecnologici, esempio la costruzione ex novo della “città” Neom sulla costa occidentale in mezzo al deserto, ma oggi l’Arabia Saudita rimane il socio di maggioranza dell’OPEC, essendo il secondo produttore con oltre 11 milioni di barili giornalieri e primo esportatore con oltre 7 milioni di barili giornalieri.

Come sempre lo sport a questi livelli diventa strumento di influenza e potere, dunque rimarrà nei piani sauditi.

Negli anni a venire i Reali si focalizzeranno sull’aggiudicarsi “solo” grandi eventi e competizioni internazionali oppure intensificheranno gli sforzi per creare anche un solido movimento sportivo interno?

In attesa della normalizzazione delle relazioni diplomatiche, economiche e di sicurezza con Israele, un passo fondamentale per la pace e la prosperità in Medio Oriente.

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