Non so perché ho pensato al grande romanzo incompiuto e pubblicato postumo di Pier Paolo Pasolini, Petrolio, opera da lui stessa definita una sorta di “edizione critica di un testo inedito”, il cui tema principale era il potere e il male, o meglio la doppia faccia del potere. Il libro è sotto forma di appunti, in cui cita peraltro Giacomo Leopardi che scriveva nel 1815 : "Fu sentimento antichissimo che gli Dei si lasciassero di tratto in tratto vedere dagli uomini”. Un testo sperimentale che in una lettera ad Alberto Moravia, Pasolini dichiara essere ”il preambolo di un testamento, la testimonianza di quel poco di sapere che uno ha accumulato”.
Ecco, non so perché ho pensato a Petrolio dopo aver letto la notizia che una nave spaziale dal nome evocativo “Art for Tomorrow” stava atterrando alla Triennale di Milano per una tre-giorni di panel e conversazioni. Il biglietto per partecipare costava 1.200 euro. Il parterre era di tutto rispetto, naturalmente. L'idea di fondo era discutere i grandi temi del futuro dell'arte "per andare oltre, insieme, e far sì che architetti, artisti e istituzioni adottino un approccio dal basso, inserendosi profondamente nelle comunità che utilizzeranno o assisteranno al loro lavoro”. Cosa vuol dire esattamente "dal basso"?
E che cosa è "Art for Tomorrow"? Un manifesto? Un gala? Un breve e privilegiato viaggio nello spazio? Non si capisce, se non che magari qualche affare vien fatto, e tra un coffee break e un cocktail by invitation only, partecipa parte del gotha dell’arte internazionale, anzi intergalattica. Come a ribadire che non solo siamo i più illuminati, ma lo saremo sempre anche in futuro: nessuno di coloro che si sono iscritti può davvero contestarlo, dato l’investimento.
Scorrendo il volantino, leggo inoltre che “mentre le nazioni ripensano la crescita economica e lo sviluppo, le industrie creative sono diventate asset strategici. I governi di tutto il mondo puntano a sfruttare il settore creativo per diversificare le industrie, attrarre investimenti e promuovere il progresso sociale. Ma dato che la cultura è sempre più vista come politica, può la creatività diventare davvero una pietra miliare della resilienza economica?”.
Ma, mi verrebbe da dire, siamo a "Art for Tomorrow" o al Word Economic Forum? Perché a me il linguaggio sembra lo stesso.