Pensieri e pensatori in libertà


Un’idea per i ministri Manfredi, Franceschini e Speranza

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Per la prima volta nella storia abbiamo tutto di una pandemia, almeno per ciò che riguarda l’Occidente: dati medici, registrazioni, giornali, video, decisioni, errori, derisioni. È tutto registrato nell’era della documedialità, come la chiama Maurizio Ferraris.

La verità su quanto succede ora nell’era del Covid-19 emergerà con il passare degli anni, e sistemerà i molti, troppi tasselli che ora non si incastrano e non formano un quadro comprensibile.
Tuttavia, già da ora abbiamo i documenti e altri ne avremo. Abbiamo le previsioni e le raccomandazioni dell’OMS che diceva che non servivano le mascherine e i suoi contrordini. 

Abbiamo i governi con tutti i loro gradi di lockdown, la strana apatia di ciascuno di essi all’avanzata della malattia, il minimizzare, il panico, gli usi delle forze di polizia, le previsioni e le decisioni economiche. Abbiamo i documenti di come si è mossa l’informazione main stream e quella social. Infine, abbiamo i dati medici, che, sebbene oggi confusi, pian piano affioreranno, e tutti gli strumenti e i dispositivi che abbiamo usato. E, se servissero, abbiamo anche i dati meteorologici.
Insomma abbiamo tutto ciò che serve per fare un museo-archivio del Covid-19.

Sarebbe un museo nuovo, a metà tra il museo dell'anestesia di Boston e quello del giornalismo (Newseum) di Washington. Sarebbe dunque un museo ma anche un archivio e un centro studi da usare per il futuro, per non fare i medesimi errori o almeno per stigmatizzare quelli fatti, da ogni lato, in quest’epoca terminale del CEO-capitalism, secondo la nota dizione di Riccardo Ruggeri. Il museo archivio Covid-19 è una proposta per i ministri italiani dell’Università, della Salute e dei Beni culturali. Si potrebbe e si dovrebbe fare in Italia, paese simbolo - purtroppo - dell’arrivo della piaga in Occidente. Lo si dovrebbe fare con i dati e i contributi di tutte le nazioni, almeno occidentali. Certo, sarebbe meglio fosse un museo mondiale, ma non è facile ottenere dati attendibili dalla Cina e da molti altri Paesi governati da dittature. Un museo di questo genere dovrebbe essere invece credibile, per essere utilizzato anche come centro di ricerca. Non importa se non ci sono tutti: anche solo con i dati occidentali sarebbe un’immensa ricchezza perché non si tratta solo di un problema medico ma di una concezione di civiltà che viene messa alla prova e denudata nei suoi pregi e nei suoi difetti. 

Proporrei di istituire l’archi-museo a Padova, antica sede universitaria, già celebre per i suoi studi in medicina, e uno dei pochi posti dove la risposta medico-politica è stata efficace, almeno per quanto possiamo sapere e capire ora.

Non penso che i ministri in questione leggano Zafferano.news ma se qualcuno dei nostri - ben più di venticinque - lettori conosce un modo, faccia arrivare loro l’idea. In tutte le crisi, portarsi avanti con il pensiero e non smettere di cercare di capire sono il passo decisivo per sopravvivere subito e vivere meglio dopo.

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