La pipa non è il solo oggetto rivelatore del quotidiano di Bach. Anche una scarpa lo è: quella malandata, conservata a Casa Bach (Bachhaus, Eisenach) a ricordo degli oltre 300 km da lui percorsi a piedi. Importantissimi gli occhiali, ultima speranza di Bach che morì cieco dopo un’operazione agli occhi, probabile causa della fine. Misterioso il ‘Calice di Bach’: impressi nel cristallo 14 puntini in relazione al nome di Bach secondo la numerologia barocca, il che rimanda al tema dei “numeri nascosti” nelle sue composizioni.
Che dire del cognome, le cui lettere corrispondono a quattro note (notazione tedesca): B-A-C-H = Si bemolle-La-Do-Si, usate da lui come firma musicale e come tema da molti compositori dopo di lui, in suo omaggio.
Il 31 marzo ricorre il suo compleanno e Bach, avrebbe 334 anni, è sempre suonatissimo, omaggiato, studiato, citato. Qualche esempio: All you need is love dei Beatles, Blues on Bach del Modern Jazz Quartet, Bach per Walt Disney (Fantasia) e Stanley Kubrick (Barry Lyndon).
Bach per Mina e Gazzelloni, ieri. Bach nei progetti di Bahrami e di Noa, oggi.
Leitmotiv bachiani per segreterie telefoniche, suonerie dei cellulari, videogiochi e pubblicità.
Nel 2016 compare il DeepBach, progetto della Sony CSL: artificial neural network che ha imparato ad armonizzare melodie e generare Corali in stile Bach. Sembra Bach senza esserlo.