“Nel cuore della notte”. Il tempo dell’attesa
Fin dall’Odissea la letteratura si è nutrita di famiglie, sia perché è un’esperienza cui nessuno sfugge per eccesso o per difetto, sia perché ogni famiglia è già una trama.
Fin dall’Odissea la letteratura si è nutrita di famiglie, sia perché è un’esperienza cui nessuno sfugge per eccesso o per difetto, sia perché ogni famiglia è già una trama.
Nel 1971 usciva Sessanta posizioni di Alberto Arbasino, uno dei più vivaci ed illuminanti testi di critica letteraria in cui, con il solito svagatissimo ed eclettico rigore, si collazionavano ritratti di autori ancora poco noti al pubblico italiano, fra cui, appunto, Ivy Compton Burnett, la Grande Signorina.
Chi ama il cinema, e non può esimersi dagli avvenimenti al contorno, conosce Samuel Benchetrit almeno come regista de Il condominio dei cuori infranti, tratto dal suo libro Cronache dell’Asfalto; e sa che ha appena impalmato l’ex moglie di Johnny Depp, Vanessa Paradis.
Chi segue Alessandro Baricco sin dagli esordi non può esimersi dall’apprezzarne il coraggioso tragitto di sperimentatore a tutto campo, sempre in grado di farti visitare di nuovo un testo, un’immagine o una musica che pensavi di conoscere a memoria e di cui invece avevi negletto angoli e trascurato luci. Senza dimenticare l’operatività della Scuola Holden, che ha ormai generato una solida consorteria alla McKinsey.
Dedicato ai tifosi di Tex Willer che galoppano tra gli stigmi di Zafferano news e ai detrattori del western; perché questo titolo (premio Pulitzer 1986, ritradotto di recente) non appartiene solo ad un genere, ma è un’esaltante allegoria dell'esistenza in cui, come sempre, non conta la meta ma il viaggio.