“Nel cuore della notte”. Il tempo dell’attesa

Fin dall’Odissea la letteratura si è nutrita di famiglie, sia perché è un’esperienza cui nessuno sfugge per eccesso o per difetto, sia perché ogni famiglia è già una trama.

Da cui non soltanto libri unici, ma saghe che si misurano con i decenni, soprattutto a partire dalla nascita del romanzo moderno, tra il 1600 e il 1700. Nè farebbe eccezione la trilogia sugli Aubrey di Rebecca West, se solo l’autrice non rappresentasse un’anomalia, tale da consentirne la lettura a prescindere dall’ordine cronologico delle pubblicazioni e quindi delle vicende.

Per quanto appassionanti, non sono loro a occupare la scena, bensì il modo di circoscriverle e di narrarle: con la stessa seducente lentezza di chi suona una musica empatica, che la parola riesce a rendere visibile anche alla mente. Senza nessun autocompiacimento espressivo, ma con uno scarto ottico e una misura enigmatica capaci di trasmettere la coscienza dell’esistere attraverso un pranzo, una gita,un pub,un giardino.

Eppure i grandi temi sono tanti: il sentimento di inadeguatezza e di sottomissione dell’infanzia;la consapevolezza ribelle di dover crescere per restare solo e sempre delle femmine; l’isolamento sociale indotto dal connubio tra la povertà dei mezzi e la ricchezza della cultura;le passioni sbagliate che riescono a generare una sorta di felicità infelice superiore alla felicità stessa; il rigore doveristico e la semplice piacevolezza del piacere; l’intelligenza selettiva e la misericordia indiscriminata.

Intanto il tempo scorre per ellissi, i figli crescono, le madri vanno oltre l’imbiancamento, i padri spariscono, le fioriture e le nebbie si avvicendano, i vecchi amici diventano vecchi, ognuno con il proprio galateo interiore ed esteriore. A ridosso della prima guerra mondiale,i giorni passano nell’attesa di un futuro lusinghiero o minaccioso che, per scaramanzia, non viene scrutato nei cerchi d’acqua di un secchio arrugginito, secondo le credenze di un’anziana domestica. Essendo presente anche un velo tutto anglosassone di insondabilità extrasensoriale, con la sommessa allusione ad un altrove mai identificabile, insistente ai margini come un presagio. Non soltanto per la sonorità visiva del periodare, ma in ragione dell’organizzazione geometrica degli spazi e degli ambienti, restituiti al lettore secondo prospettive frontali o sghembe che lasciano sempre aperti dei varchi misteriosi.

Solo nel terzo libro sapremo cosa ne sarà delle due sorelle complici, concertiste come l’ex celebre madre; quanto succederà all’altra sorella inopportuna; come incideranno le morti già avvenute: una immaginata per deduzione, l’altra direttamente lacerante, la terza annunciata da lontano. Con cui sparisce, come un lungo addio inconsapevole,l’arioso eclettismo che impronta tutto questo secondo libro, in forma di un’esuberante,gioiosa, spesso anche umoristica rincorsa verso la vita, se solo un universo irragionevole non avesse stabilito che bisogna morire.

E non sembri inattuale leggere libri che appartengono ad un altro secolo quando neanche Anthony Trollope è stato ancora completamente tradotto. Per merito dell’editore Fazioggi si riscoprono talenti come Elizabeth Jane Howard( La saga dei Cazalet, primo e secondo volume, poi la scrittrice si stanca);Elizabeth von Arnim, di cui qui ricordiamo solo La fattoria dei gelsomini, per alcune analogie; infine Rebecca West,che chiunque, anche in giovanissima età, può amare al posto di parecchi scrittori contemporanei. Con o senza auricolari, l’intrattenimento è assicurato e il gusto si forma, trovando anche risposte migliori alle domande di sempre.

Nel cuore della notte. La famiglia Aubrey - volume secondo- di Rebecca West,Fazi 2019, 406 pagine, 20 euro

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Samuele Allavena (Castel Vittorio): ristoratore
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Marinella Doriguzzi Bozzo (Torino): da manager di multinazionali allo scrivere per igiene mentale
Pietro Gentile (Torino): bancario, papà, giornalista, informatico
Eugenia e Massimo Massarini (Torino): studentessa di medicina e medico
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Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro