IL Digitale


Digital Healthcare: la nostra salute

Bill Gates e’ un ottimista, efficace nell’usare le nuove tecnologie digitali per migliorare la cura di varie malattie, aumentando quindi popolazione e durata della vita media. Quest’ultima misura passa dai 34 anni del 1913, ai 71 di oggi.

  Ovviamente nei paesi ricchi la vita media e’ piu’ lunga, ma il progresso a livello generale e’ sicuramente impressionante mentre marciamo verso la soglia degli 8 miliardi di persone al mondo. 

E’ pur vero che la logica di mercato applicata alla sanita’ ha prodotto danni inenarrabili: dall’insulina salvavita che negli USA ha prezzi da ristorante stellato, allo stress del personale medico in tutta Europa, alla mancanza di risorse importanti in paesi poveracci come la Grecia ed a breve, l’Italia. E’ proprio il mercato che spinge a sviluppare medicinali e tecnologie innovative, perche’ a mangiar poco e bene non si arricchisono imprese farmaceutiche, biomedicali ed assicurative.

Con digital healthcare si intende un insieme di tecnologie che hanno lo scopo di personalizzare le attivita’ di diagnostica e di controllo delle condizioni del paziente. Si va dai wearable come Fitbit che consentono di monitorare movimento, calorie, ore di sonno, all’utilizzo di intelligenza artificiale per accelerare lo sviluppo delle nuove molecole farmacologiche. 

Effetto collaterale della democratizzazione della medicina attraverso il digitale e’ che proviamo a curarci con google, o peggio mettiamo in dubbio le raccomandazioni dei medici andando a compromettere la salute nostra e dei vicini, come nel caso dei vaccini. 

Questa stessa democratizzazione informatica porta a maggior stress del sistema sanitario pubblico, perche’ il mercato porta all’adozione di servizi remoti (diagnosi radiologiche fatte in India) e di conseguenza di protocolli di sicura standard, a tutto beneficio delle industrie farmaceutiche ed assicurative che fanno lobby pro domo loro. 

Ecco quindi che come nell’economia, dove il ceto medio europeo si lamenta della perdita di potere di acquisto senza considerazione dell’eliminazione della poverta’ in Cina, anche per la salute il digitale porta all’abbattimento di confini che non sono necessariamente utili per il paziente e la sua qualita’ della vita. Cio’ che importa e’ che ognuno di noi sia padrone delle nuove tecnologie digitali.  

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In questo numero hanno scritto:

Filippo Baggiani (Torino): commerciale settore moda, scrittore allo stato quantico
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Angelo Codevilla (California): professor emeritus, viticoltore, tifoso di Tex Willer
Osvaldo Danzi (Firenze): specialista risorse umane, ideatore della community FiordiRisorse
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale
Marinella Doriguzzi Bozzo (Torino): da manager di multinazionali allo scrivere per igiene mentale
Giuseppe Failla (Siracusa): executive MBA, appassionato di football americano
Pietro Gentile (Torino): bancario, papà, giornalista, informatico
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Anna, Matteo, Sirio (Roccasparvera - Cuneo): fornai amici