E la nostra Violetta? Quella del brindisi, La traviata, lei no? Non lo meritano ad esempio Tosca e Rigoletto? Certo per averlo, il riconoscimento bisogna chiederlo, invece negli anni in Italia si sono solo formulate proposte mai però approdate a una vera candidatura per il nostro canto lirico.
Adesso ci stiamo provando sul serio. Alla Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco è diretta la petizione lanciata da Alfonso Pecoraro Scanio su Change.org per candidare ufficialmente "Il Belcanto e l'Opera Lirica Italiana" al riconoscimento quale patrimonio culturale immateriale dell'umanità.
Ricordiamoci che il melodramma prende avvio in Italia nel 1600 e che il teatro lirico più antico l’abbiamo noi, è il San Carlo di Napoli, 1773.
Quando Mozart percorre la nostra penisola in su e in giù, lo fa perché l’Italia nel 1700 è molto importante nel mondo musicale, riconosciuta capitale dell’opera lirica. Da noi Mozart impara l’arte della vocalità italiana e la nostra lingua, indispensabile per il melodramma (ancora oggi). Poi Rossini, Verdi, Puccini e gli altri notissimi operisti italiani.
Ragioni a supporto della candidatura ce sono tante, storiche e attuali.
Ho recentemente incontrato a Torino la delegazione che lavora al dossier per l’Unesco; la petizione ha il sostegno delle fondazioni lirico sinfoniche, dei conservatori, delle università, della società Dante Alighieri, dell’associazione dei locali storici italiani e altre adesioni sta raccogliendo.
«L’iter è lungo e ci vuole ancora tempo» dice Pecoraro Scanio. Aspettiamo. Intanto qualche dato: nei teatri del mondo Figaro è sempre bravo, bravissimo e quest’anno è stato un barbiere di qualità 530 volte.
Giuseppe Verdi è l’operista più rappresentato; nell’ultima stagione oltre 3000 le recite dei suoi titoli principali secondo Operabase che documenta l’attività operistica mondiale. In primis La traviata per cui solo in quest’anno Violetta è morta 786 volte.