Cacciatori di aquiloni


Ammalarsi di stress

Tutti nella vita abbiamo sentito o detto frasi come “si è ammalato per il dispiacere” o “è morto di crepacuore”, modi di dire che sembrano originare dalle credenze popolari e in quanto tali privi di ogni fondamento scientifico.

Capita poi, un bel giorno, che un tale George Chrousos, inizi a studiare ed approfondire i collegamenti tra il sistema nervoso autonomo e gli altri apparati del corpo umano, per capire quanto sia potente la sua funzione nel regolare tutte le altre.

Qualche tempo dopo il luminare pubblica su Nature un epocale articolo sul tema, spiegando come lo stress sia alla base di moltissime alterazioni del sistema nervoso autonomo, capaci di scatenare patologie di cui abitualmente vengono curati i sintomi senza cercare di risalire al meccanismo che le ha originate.

Il sistema nervoso autonomo può essere infatti paragonato ad una centralina elettronica che governa la risposta del motore, permettendogli di far fronte alle diverse richieste della vita quotidiana: dal salire le scale al digerire un pasto, dal riposare al difendersi dalle infezioni. Tutto passa da questo sofisticato sistema di controllo, che ci permette di essere efficienti e di mantenerci in salute.

Il sistema nervoso autonomo per poter assolvere ai suoi compiti è dotato di due comparti: uno funge da acceleratore, predisponendoci all’azione, l’altro da freno, governando le funzioni vegetative, come ad esempio la digestione, e la risposta immunitaria.

Anche nell’arco della giornata il sistema rimane binario, risultando in una predominanza dell’acceleratore nelle prime ore della giornata, mentre il freno diventa protagonista dal pomeriggio in poi. Questo è quello che dovrebbe succedere nelle persone sane e capaci di “gestire” lo stress. Quando invece nella nostra vita si inseriscono delle perturbazioni fisiche e/o psicologiche, la centralina si può starare, con conseguenze molteplici sulla salute e sulla performance.

Attualmente è dimostrato che sia lo stress acuto sia quello cronico, possono indurre alterazioni nel sistema nervoso (la nostra centralina), con una conseguente stimolazione ormonale e immunitaria atipica e, infine, allo sviluppo di malattie in persone predisposte o che vivono in situazioni che ne facilitano l’insorgenza. 

Partendo da questo concetto, un approccio diverso, basato su una visione “funzionale” della medicina, potrebbe portare a cambiare le regole del gioco. Un gioco che è fatto di collegamenti di sintomi che coinvolgono più apparati e che quindi mettono in fuori gioco lo specialista. Si deve infatti essere aperti a riconsiderare anche la causa e non solo la terapia di molte patologie, da quelle metaboliche a quelle autoimmuni.

Un fatto è certo, senza un sistema nervoso in equilibrio è impossibile pensare di ottenere un ottimale stato di salute psicofisica. Il nuovo paradigma deve quindi prevedere un’analisi approfondita del paziente, collegando i punti di un percorso di indagine che dovrebbe portare a prescrivere il tipo ideale di attività fisica e di alimentazione.

Del resto lo diceva Ippocrate 2.550 anni fa: Se fossimo in grado di dare a tutti l’esatta dose di nutrimento e di esercizio fisico, né troppo né in difetto, avremmo trovato la strade per la salute.

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Zafferano

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