Petrov a quel tempo lavorava presso il centro di comando Serpukhov-15, dove si monitorava il sistema satellitare di allerta precoce sovietico, chiamato Oko, nuovo di pacca. Era preposto a un compito semplice, ma di estrema responsabilità, al radar: accorgersi e confermare eventuali attacchi missilistici da parte della potenza nemica.
Poco dopo la mezzanotte, il sistema d’allarme scattò: i satelliti sovietici segnalavano il lancio di un primo missile balistico intercontinentale dagli Stati Uniti, seguito da altri quattro. Teoricamente avrebbe dovuto trasmettere la situazione di allarme al comando a lui sovraordinato a cui spettava il compito di disporre una eventuale, immediata reazione secondo le regole di ingaggio sovietiche varate per la Guerra Fredda.
Ma qualcosa non tornava.
I segnali radar avevano un'unica presumibile origine: la base statunitense della Malmstrom Air Force in Montana. Se gli Yankee avessero voluto sferrare un attacco nucleare avrebbero più logicamente usato più basi. Inoltre, i missili sembravano viaggiare verso un unico bersaglio, uno dietro l’altro. Si disse: ne basta una a bersaglio, perché non son diretti su diversi obiettivi, noi avremmo fatto così, noi sicuramente faremo così se rispondiamo. Prese da solo la decisione di non avvertire i superiori, forse preoccupato che non avrebbero avuto altrettanto buon senso. Pesò anche il fatto che il sistema di controllo era nuovo e, come per tutte le tecnologie ai primi vagiti, il rischio di cantonate impreviste è alto.
Passati pochi minuti si chiarì che la verosimile causa del falso allarme era legata al particolare allineamento del sole rispetto a corpi nuvolosi. I riflessi dei raggi solari erano stati erroneamente interpretati come missili del sistema, ma intanto l’irreparabile era stato evitato da un uomo.
Allora, e per fortuna, il buon senso e il senso critico erano patrimonio esclusivo della nostra specie, oggi con l’evolvere degli agenti digitali basati sull’intelligenza artificiale generativa non è più completamente vero. Lo sperimento quotidianamente ponendo problemi non completamente contestualizzati a LLM sempre più evoluti e trovandoli sempre più ragionevoli nelle risposte. Lancio questo messaggio a chi dice che siamo inarrivabili rispetto all’intelligenza artificiale. Ma torniamo al nostro eroe.
Nonostante il suo gesto, Petrov non fu immediatamente celebrato. Al contrario, fu sottoposto a interrogatori e, ufficialmente, non ricevette alcuna onorificenza. L’evento rimase segreto fino alla fine degli anni ’90, quando uno dei suoi superiori in pensione cantò. Da lì in poi piovvero i riconoscimenti internazionali, tra cui il "World Citizen Award" (2004), il premio per la pace di Dresda (2013) e una menzione particolare da parte delle Nazioni Unite. In patria finalmente ottenne la medaglia dell’Ordine del Servizio alla Patria nelle Forze Armate di III Classe. Per carità, lo condivideva con decine di migliaia di altri premiati, ma meglio che niente e meglio tardi che mai.
Alla prossima!