Pensieri e pensatori in libertà


La libertà e il detto più famoso del mondo (occidentale)

Se chiedete nel nostro mondo occidentale che cosa sia la libertà, la maggior parte delle persone vi risponderà con un’espressione che riprende gli scritti di John Stuart Mill dell’anno 1848: la libertà è fare ciò che si vuole purché ciò non leda la libertà altrui. Mill in realtà non aveva nessuna intenzione di difendere un individualismo sciocco e non avrebbe mai sposato le interpretazioni odierne del suo detto.

A dire il vero, però, sono convinto che nessuno sposerebbe le conseguenze di questo detto, se riflettesse su che cosa sta dicendo. La frase, infatti, presa di per sé, può funzionare solo se si pensa a noi stessi come a corpi con intorno un cilindro trasparente ma solido, che ci divide dagli altri come insegnano con il concetto di personal space nelle scuole americane o nelle regole del basket. Ma noi non siamo fatti solo di corpi e i nostri corpi non sono così chiusi in un cilindro inviolabile: siamo anche sensi che si attivano da lontano, sentimenti, idee, abitudini. Chiunque faccia o pensi qualcosa va a toccare la libertà altrui.

Ledo la libertà altrui quando entro nel campo visivo e olfattivo di altri, quando mi vesto o mi svesto in un certo modo, quando mi profumo o quando non mi lavo. I sensi, del resto, funzionano anche a distanza, oltre ai confini del cilindro.

Ma non basta. Anche se si intende il detto come non impedimento dell’azione altrui, le cose non funzionano. Ogni mia azione modifica spazi e tempi altrui e persino ogni parola. Infatti, se dico qualcosa di qualcuno ne ledo sicuramente la possibilità di azione. Se lo calunnio creandogli intorno un alone di sospetto, non ne sto rendendo più difficile l’agire? Ma ciò avviene anche se dico la verità: in ogni caso, quanto detto favorirà o sfavorirà la sua azione. E che dire di quando provo un sentimento di simpatia o antipatia, magari persino ingiustificata? Ciò non determinerà pregiudizi positivi o negativi verso la persona in questione in chiunque mi voglia bene?

E su un altro piano, quello delle abitudini, non sarà il mio modo di mangiare, bere, comprare, campare che favorirà o sfavorirà vendite, commerci, spostamenti? L’intero sistema capitalistico attuale funziona in questo modo. Il mio modo di non comprare più i giornali e leggerli sul web non determina forse la fine di migliaia di edicole e la difficoltà di vita di migliaia di persone di un intero settore? Il mio modo di usare il cellulare non ne favorisce molte altre?

Ovviamente, le cose si complicano molto quando si arriva a temi più sensibili: nascita, morte, matrimoni, salute, lavoro. Quando mai non lediamo la libertà altrui?

La verità è che il detto più diffuso del mondo occidentale è banalmente falso, comunque lo consideriate, perché non viviamo in un cilindro. Dai nostri sensi fino ai nostri pensieri siamo sempre tutti legati gli uni agli altri e il raggio della nostra libertà è quello del mondo, di ogni essere vivente. E se ci sono angeli e Dio, la nostra libertà influenza anche loro. Così non posso fare quello che voglio, ma devo cercare di fare il bene perché non c’è alternativa: qualunque cosa io senta, pensi, faccia o dica influenzo gli altri, nel bene o nel male. Senz’altro ci sbaglieremo e litigheremo sulla nozione di bene, ma è sempre meglio del coltivare definizioni che in cuor nostro sappiamo impossibili ed erronee.


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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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