Concetto, mi pare, tipico del CEO capitalism, dove fondamentale è non essere l’altro, perché se sei l’altro sei destinato ad essere servo.
Mi è tornata alla mente questa curiosità geografica del Giappone feudale, colta negli anni Ottanta, assistendo prima al dibattito televisivo Joe Biden vs. Donald Trump, poi alle dichiarazioni triangolari dopo il primo turno di Emmanuel Macron vs. Marine Le Pen vs. Jean-Luc Mélenchon. Queste le cinque figurine Panini della sceneggiata elettorale franco-americana di fine giugno Venti-Ventiquattro. Due eventi che mi hanno fatto sorridere: i novantenni, tornati ragazzi, hanno il privilegio di avere lo stesso sorriso fanciullesco, senza furbizie, dei loro nipoti.
Lo confesso, quando si parla di “padroni del mondo” (e questi cinque, per ora, seppur per poco, fanno ancora parte della congrega) alle riprese televisive in diretta preferisco le loro fotografie, meglio se ricavate da scatti rubati.
Come diceva il raffinato semiologo Roland Barthes “la fotografia è la raffigurazione della faccia immobile e truccata sotto la quale noi vediamo i morti. Ciò che è fotografato è il bersaglio, è il referente, una sorta di piccolo simulacro, di éidolon emesso dall’oggetto, lo spectrum della fotografia, dato che attraverso la sua radice questa parola mantiene un rapporto con lo spettacolo, aggiungendovi quella cosa vagamente spaventosa che c’è in ogni fotografia: il ritorno del morto”.
I cinque probabilmente non lo sanno, ma tecnicamente potrebbero già essere dei morti; sono truccati da vivi, tenuti in vita artificialmente, come fu per altri caudilli come Francisco Franco e Josip Broz Tito. Sono ancora convinti di rappresentare gli uni la Sinistra, gli altri la Destra. Ma non sanno che il giochino destra-sinistra, riformisti-conservatori, colti-ignoranti, con il quale i “ricchi” hanno finora gabbato i “poveri” è a fine corsa. Vale la sintesi sul CEO capitalism che feci una quindicina d’anni fa: “Impoverire la classe media, sedare quella povera”. Quella fu l’oscena strategia, purtroppo ora compiutasi.
Ormai siamo in piena restaurazione, non c’è più trippa per i gatti, stiamo tornando ai “ricchi” e “poveri”, agli “aristocratici” e “plebei”. Gli aristocratici, via via che la maschera cade, diventano sempre più cattivi, aggrappandosi ottusamente al potere per il potere.
Può darsi che fra x anni, scomparsi Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, ci sia un unico “Rassemblement Populaire” che unifichi i plebei rossi e neri e la classe media, nel frattempo diventata povera.
Che fare? Mi rivolgo ai giovani della Gen Z (ci sono anche i miei nipoti). Ragazzi, ridete! Ridete di cuore. Ridete dei cinque pseudo morti e dei loro compari morituri. Non meritano altro. Il riso aggira, spesso azzera le gerarchie, quindi anche il potere. E sul futuro tranquilli: tanto succederà qualcosa che nessuno di loro e di noi avrà previsto. Ragazzi, è la bellezza del vivere all’oscuro del futuro che ci tocca.
Vi riporto una poesia (1908) di Velimir Chiébnikov, secondo molti il più grande poeta del Novecento, nella traduzione dello slavista Angelo Maria Ripellino.
Esorcismo con il riso
Oh, mettetevi a ridere, ridoni!
Oh, sorridete, ridoni!
Che ridono di risa, che ridacchiano ridevoli,
oh, sorridete ridellescamente!
Oh, delle irriditrici surrisorie-il riso di ridurli ridoni!
Oh, rideggia ridicolo, riso di ridanciani surridevoli!
Risibile, risibile,
ridifica, deridi, ridùncoli, ridùncoli,
ridàccoli, ridàccoli.
Oh, mettetevi a ridere, ridoni!
Oh, sorridete, ridoni!