LA Caverna


Riabilitare la dignità della politica

La massiccia partecipazione al voto in Francia è dovuta ad alcune cause convergenti. L’accettazione dell’idea che “l’immigrazione è un problema”, sia dal punto di vista economico che culturale e religioso, l’ignoranza o il disprezzo per la sofferenza che, oggi, la globalizzazione sta causando, favorendo ovunque l’ascesa dei nazionalismi, ma soprattutto lo sfinimento del dibattito politico che sostiene la gestione di governi basata sulla premessa dell’“ignoranza del popolo” e l’invasione dello spazio pubblico da parte dei social network commercializzati hanno come risultato la denigrazione e la repressione di tutti i movimenti che esprimono le richieste della società e ricreano la partecipazione civica.

C’è un popolo demoralizzato e disorientato dalle divisioni, dalla stagnazione intellettuale, dalla partigianeria opportunistica e da ripetuti tradimenti d’impegno da parte dei partiti che un tempo incarnavano un’alternativa a un sistema economico sempre più feroce e arrogante.

“Il bene comune non può essere la somma di interessi di singoli gruppi, ma deve essere fiducia sociale all'interno di una convivenza civile pacificata, dove tutti i cittadini possono solidarizzare, amarsi. Una società democratica che impedisse alla stoffa umana di esprimersi non sarebbe tale". (Antonio Staglianò)

Perché un Paese acquisti capacità competitiva è necessario porre al centro della considerazione sociale, la partecipazione e la condivisione delle responsabilità nella scelta degli obiettivi generali. Il “Potere” giudica con indulgenza l’eclissi di cittadinanza: la gente che non legge, non interpreta, non si difende. La minaccia attuale è quella di abbracciare un modello di governo verticistico senza risvolti sociali, abbandonando il progetto di restaurare una piattaforma comune di fattori coesivi, nel presupposto che la collettività sia il vero soggetto.

Se perdiamo questa visione comunitaria la società è frantumata. L'individualismo attuale contribuisce solo al ripiego sulle contingenze del presente e all’aggregazione degli estremi. È necessario un "dialogo senza diplomatismi", in cui si mettono in luce tutte le divergenze, evitando l'indebolimento di ogni azione comune. L’indifferenza è realmente la peggior nemica della democrazia. «Nessuno di noi può dire: ma io non c’entro, sono loro che governano. No, io sono responsabile del loro governo e devo fare del mio meglio perché loro governino bene, partecipando alla politica come posso. La politica, dice la dottrina sociale della Chiesa, è una delle più alte forme della carità, perché è servire il bene comune.

E io non posso lavarmene le mani: ciascuno di noi deve fare qualcosa. Ma ormai abbiamo l’abitudine di pensare che dei governanti si deve solo chiacchierare, parlare male di loro e delle cose che non vanno bene».(papa Francesco) Infatti, nel sentire comune, purtroppo, al riconoscimento sociale che un tempo si attribuiva a quanti si occupavano della cosa pubblica, è lasciato il posto ad un atteggiamento di compatimento o disprezzo. Gli uomini onesti e meglio disposti alla politica sono ritenuti idealisti che dedicano tempo e fatica per motivazioni “alte” ma irraggiungibili; la maggioranza vede il politico come “mezza volpe e mezzo leone”, soggetto astuto e forte che ha deciso di fare politica, avendo degli interessi da sistemare.

Mentre l’affermarsi di una concorrenza economica su scala mondiale sembra confermare il sentimento diffuso che dove il gioco si fa più duro, ognuno deve pensare a salvare sé stesso, in realtà, ad uno sguardo più attento, si scopre come una delle migliori risposte alle dinamiche economiche globali stia in una rinnovata attenzione alla collaborazione collettiva, alla sollecitudine di ognuno di farsi carico della responsabilità di quanto accade al di fuori del portone della propria casa. Ridare attenzione alla cosa pubblica significa, oggi, abbandonare i panni del cliente/consumatore soddisfatto dei beni materiali e dei piaceri della vita perché “del doman non v’è certezza”, per assumere quelli della persona lungimirante interessata a costruire con successo una rinnovata speranza nel futuro.

La perdita di interesse verso l’impegno sociale è rinvenibile nell’espansione pervasiva della dimensione economica della vita, una minaccia per la crescita e la coesione di una comunità. «Per instaurare una vita politica veramente umana non c’è niente di meglio che coltivare il senso interiore della giustizia, dell’amore e del servizio al bene comune e rafforzare le convinzioni fondamentali sulla vera natura della comunità politica e sul fine, sul buon esercizio e sui limiti di competenza dell’autorità pubblica» (Gaudium et spes, n. 73) Incamminarci verso una democrazia partecipativa, senza le piaghe della corruzione e delle colonizzazioni ideologiche, esige il superamento di ogni tipo d’indifferenza suicida, significa la voglia di essere cittadini impegnati, con sani principi morali e competenze adeguate, comporta stimare degna di lode e di considerazione l’opera di coloro che si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità.

Spesso, l’auto-impressione è quella di essere cittadini informati e partecipi ma in realtà si assiste ad una collettiva deresponsabilizzazione sociale e politica con delega al mezzo tecnologico. «Il continuo flusso di informazione a cui siamo sottoposti non è un affluente del fiume della democrazia, ma un vortice che cattura contenuti rigurgitandoli in laghi artificiali maestosi e giganteschi, ma stagnanti e stantii. Più è grande questo flusso, maggiore è il rischio che il fiume della democrazia si inaridisca.» (Zygmunt Bauman, Homo consumens, Erickson, 2007).

“Sentite forte dentro di voi la responsabilità di gettare il seme buono del Vangelo nella vita del mondo, attraverso il servizio della carità, l’impegno politico, - mettetevi in politica, ma per favore nella grande politica, nella Politica con la maiuscola! - attraverso anche la passione educativa e la partecipazione al confronto culturale.” (papa Francesco) Le tensioni contraddittorie che attraversano il mondo richiedono cultura e impegno sociale. Se dovesse cadere questa tensione ideale, resterebbe l’aspirazione all’autoaffermazione, cioè la lotta per il puro potere. La vera democrazia, prima o poi, sembrerà un peso e una complicazione. 

© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Silvia Andrea Russo (Cremona): passione per l'antichità, la letteratura, la recitazione, la musica, il canto e la scrittura