Proprio la scrittura musicale attrae ancora il Maestro quando, molti anni più avanti, torna alla tecnica del collage utilizzando pagine di musica. Forse un ricordo o un riferimento al suo periodo giovanile, all’epoca in cui lavorava come grafico e creava copertine di spartiti musicali.
Nei collage, gli oggetti ricorrenti dei suoi quadri sono realizzati con frammenti di spartito, tagliati e combinati in modo casuale. Non manca la tenda da sipario, forse evocativa di uno spettacolo nascosto, surreale ma denso di teatralità (così pare nel collage "La pensée visible", 1961)
La musica è il legame tra gli oggetti, anche se il significato dell’uso degli spartiti resta un rebus senza chiavi per risolverlo.
Enigmatico anche uno degli ultimi lavori di Magritte, musicale già dal titolo: "La leçon de musique" (1965): un orecchio sormonta una campana alla quale è collegato. L’insieme è sospeso, il cielo sullo sfondo.
La campana richiama il suono, l’orecchio l’ascolto.
Un modo dell’autore per mettere l’accento sull’argomento comunicabilità? La musica come veicolo di ascolto, lezione di comprensione? Ancora una volta un nonsense crea un busillis che volutamente l’autore non svela.
Enigmi costanti nella sua produzione surrealista alimentati dunque anche dal contributo musicale.
A Magritte e ai Surrealisti il Mudec di Milano sta dedicando un’ampia e significativa mostra.