Sul profilo Twitter si è scelto come immagine, presumo fin dall'inizio, una fotografia di sapore ottocentesco del dandy Boni de Castellane (1867-1932).
Lo spazio della Canottieri San Cristoforo si è riempito poco a poco… e Boni si è presentato, in puro stile dadaista, con una maschera sul volto. La maschera del dandy, naturalmente. Mi ha colpito, lo ammetto, e inizialmente mi è sembrato eccessivo, ma alla fine me ne sono dimenticata e ho ritrovato l’autore nelle sue parole, nei suoi motti arguti e nel pensiero libero da schemi e condizionamenti, benché restio ad avere un suo volto.
Se ci si pensa, la maschera è un tema centrale anche nell’arte: a partire dalle avanguardie storiche, il corpo diventa opera anche attraverso il travestimento, di volta in volta documentato da fotografie o portato in scena con la performance. Penso infatti a "Rrose Sèlavy" di Marcel Duchamp, che indossando abiti da donna dà vita a un suo alter ego, poi immortalato da Man Ray nel 1921. Andy Warhol riprenderà il tema più avanti trasformandosi in un sé femminile in “Self-portrait in Drag” e Luigi Ontani utilizzerà il suo corpo costruendo delle messe in scena di ispirazione classica e citazionista, posando come in un tableau vivant di ispirazione fiabesca e ieratica, passando dall’agiografia alla storia dell’arte.
Anche Cindy Sherman si serve del travestimento in modo centrale nella sua poetica, utilizzando se stessa per rielaborare delle opere del passato rinascimentale, ma anche criticando il presente e puntando il dito contro gli stereotipi di cui sono vittima le donne. E pure Rebecca Horn, che ha fatto delle body extentions, cioè dei supporti attaccati direttamente al suo corpo, una caratteristica delle sue performance, nelle quali il corpo non è più libero di muoversi naturalmente, ma subisce quelle estensioni che si trasformano in un peso opprimente. Gilbert and George, duo di performer, invece, si autorappresentano in senso scultoreo, appunto come “living sculptures” con abiti all’inglese, bombetta e bastone si presentano con il volto dipinto con vernici oro e argento. In questa frontiera dell’arte gli artisti mettono se stessi al centro dell’opera, creando un ponte tra arte e vita di cui non si vedono né si tracciano più confini.
La maschera dunque, dalla Commedia dell’Arte alla Body Art fino a Boni Castellane, è ancora qui, nel mondo dell’iper-visibile, con un intenso e rinnovato fascino.