Questa surreale conversazione è stata riportata da Stravinskij, che in questi termini raccontò la telefonata ricevuta dall’amico coreografo Balanchine e a seguito della quale il compositore scrisse il breve scherzo sinfonico Circus Polka, for a young elephant.
Siamo nell’America degli anni Quaranta e Balanchine era stato incaricato dal circo Barnum and Bailey di predisporre un balletto di elefanti. A quanto pare l’idea era del costumista di Broadway e Hollywood, Miles White; al famoso coreografo piacque subito e coinvolse l’amico musicista.
Pensando ai ballerini, Stravinskij stese un breve pezzo in cui gran risalto hanno gli ottoni e le percussioni; bassotuba e grancassa si “muovono” come fossero pachidermi, oscillando nei ritmi e nella timbrica.
Gli effetti bandistici sono assicurati, l’ambiente sonoro circense anche e per divertimento musicale (prima di tutto dell’autore), il Maestro inserì nel finale il tema famoso della Marcia militare di Schubert.
Non fu un allestimento semplice: gli elefanti erano cinquanta e insieme a loro altrettante ballerine, a cominciare da Vera Zorina, in quegli anni sposata con Balanchine.
Addestrati ai ritmi semplici di valzer e marcette, gli animali ci misero un po’ ad abituarsi alla musica di Stravinskij (!) e al suo impiego della ritmica, ma le molte prove portarono al risultato sperato.
La prima esibizione avvenne con successo al Madison Square Garden di New York il 9 aprile del 1942.
Il brano, che trovate qui, è poi entrato a far parte del repertorio da concerto della produzione di Stravinskij, anche nella versione per pianoforte solo.
Ultima nota: gli elefanti non erano giovani e il capo, il vecchio Modoc, era il più grande elefante indiano d’America. Fu festeggiatissimo insieme ai compagni per tutti i 425 spettacoli, come giornali e foto d’epoca riportarono.