Vita d'artista


Venere degli stracci

E’ notizia di pochi giorni fa il rogo della “Venere degli stracci” a Napoli, opera realizzata per un’installazione urbana, nel centro della città, in piazza Municipio. Le fiamme hanno sciolto la statua di vetroresina e bruciato quegli indumenti vecchi che l'hanno resa così famosa, insieme al suo artefice, Michelangelo Pistoletto. La "Venere degli stracci", di cui esistono diverse versioni, è certo il suo lavoro più iconico.

L'0pera è stata presentata per la prima volta nel 1967. Pistoletto aveva acquistato una libera riproduzione di un calco della “Venere con mela” del danese Berthel Thovaldsen (uno scultore che come il nostro Canova si ispira all’antichità classica) e l'aveva poi posta di spalle, affinché somigliasse a tutte le Veneri, da quella di Milo in avanti. La Venere doveva infatti suggerire l’idea del Bello per eccellenza, in netto contrasto con gli abiti usati che la attorniano, così come il contrasto tra la vita vera e l’ideale di bellezza nell’arte.

L’opera divenne il manifesto di una poetica nuova, che Germano Celant proprio quell’anno definì Arte Povera, dando così un nome a un modo di approcciare l’arte ben diverso dalla Pop art di matrice americana, che tuttavia si impose e direi a tratti ancora persiste (forse nella lieve metamorfosi della Street art) quasi fosse il pensiero unico dell’arte occidentale.

L’idea dell’Arte Povera è che l’arte non rimanga chiusa negli studi ma circoli per strada, si colga e si realizzi persino tra il materiale di scarto, di umili origini ( ad esempio il ferro di recupero, gli oggetti riciclati, il legno, la terra, la plastica). Ma anche nelle forme viventi. Oggetti che assemblati e spostati dal loro contesto per mano dell’artista acquistano nuova vita e rango artistico, elaborando un linguaggio in grado di ridurre ai minimi termini, di “impoverire” l’opera, rendendola più adatta alla società contemporanea. “Un’arte povera, impegnata con la contingenza, con l’evento, con l’astorico, con il presente” scrisse ancora Celant in Arte Povera: appunti per una guerriglia, apparsi su Flash Art nel 1967.

Nell’installazione di Pistoletto, ormai la Venere è in finto marmo: ultima testimone di una bellezza, quella classica, ormai decaduta, ormai diventata copia da giardino, Venere prova a nascondersi in un cumulo di stracci, cercando di evitare una modernità travolgente. Il linguaggio dell’arte deve imparare a convivere con la quotidianità, anche dolorosa, della società moderna, dei suoi moti, dei suoi urti e dei suoi contrasti e alle volte, come nel caso di quest’incendio, soccombervi.
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Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Emanuel Gazzoni (Roma): preparatore di risotti, amico di Socrate e Dostoevskij, affascinato dalle storie di sport
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Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro