IL Digitale


Robot casalinghi

Dopo averle rovinato tre maglie di lana tra lavatrice e lavasciuga, la moglie mi ha dispensato da qualsiasi utilizzo di lavatrice, lavasciuga e ferro da stiro. Anche la lavastoviglie mi viene affidata solo in casi di emergenza, e giusto per le operazioni di scarico, essendo riuscito a far danni pure con bicchieri e spatole. 

Dopo ventisette anni di matrimonio lei ha il vago sospetto che l’abbia fatto apposta per evitare questi compiti casalinghi, ma continuerò a negare l’evidenza, finché posso. Ovvio che in casa sia mia moglie a comprare ogni tipo di macchinario per alleviare il lavoro di cucina e pulizie, e di recente la domanda: ma oltre al Roomba, perché non esiste un robot che mi aiuti per tutte le faccende?

Innanzitutto, la casa è un ambiente molto più complesso di un tipico magazzino Amazon, di quelli dove centinaia di robot scorrazzano per portare merci da e per gli scaffali, ed anche più difficile di una fabbrica, dove 120 robot diversi saldano ed assemblano un’automobile dietro l’altra. Mentre le costruzioni industriali hanno vie di accesso definite e libere, a casa nostra siamo pieni di ostacoli, che cambiano di posizione giorno dopo giorno: per un robot orientarsi in un appartamento è un incubo.

Alcuni scienziati di Cornell ed MIT  hanno sviluppato una rete neuronale che, adeguatamente alimentata con immagini delle stanze e di tutto quanto contenuto, sviluppa una mappa precisa che viene aggiornata da sensori simili a quelli presenti sulle automobili a guida autonoma. Questa innovazione consente al robot di risolvere i problemi di trasporto e manipolazione degli oggetti, ed inserendo un algoritmo probabilistico basato sulla frequenza con cui fare attività casalinghe, ottimizza fino al 80% il tempo per risolvere questi problemi.

Per adesso questo robot è fermo in cucina, l’ambiente più difficile se consideriamo tutte le attività che occorre fare li dentro, dalla preparazione dei cibi, alle pulizie, al riordino dopo il passaggio degli unni che vengono a mangiare o guardare la TV. E sta ancora imparando ad orientarsi.

In secondo luogo, il robot si muove molto più lentamente di noi, ed ha la destrezza manuale che raggiungiamo solo dopo molti bicchieri di alcolici. Se avete un Roomba, quel rumoroso disco a rotelle che girovaga due ore sul pavimento per ramazzare quello che voi raccogliete in dieci minuti con la scopa, sapete di cosa sto parlando.

La tristissima verità è che nell’ambiente domestico abbiamo troppe variabili affinché un robot riesca a capire il contesto ed ottimizzare quali compiti svolgere, ed un numero eccessivo di piccole azioni che richiedono un coordinamento di sensi e muscoli che la macchina non può raggiungere. L’unica via possibile per far meno fatica in casa, quindi, rimane la delega: ai figli, alla babysitter, ad un professionista che dietro ad adeguato compenso si faccia carico della cosa. Resta escluso il marito, che, come abbiamo visto sopra, è l’unico a far peggio della macchina, e va lasciato solo mentre scrive articoli per Zafferano.

In ogni caso, questo è il momento per giovani start-up di proporre un robot per la cucina. Se ci siete, battete un colpo.


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In questo numero hanno scritto:

Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Emanuel Gazzoni (Roma): preparatore di risotti, amico di Socrate e Dostoevskij, affascinato dalle storie di sport
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro