Vita d'artista


Origine du monde

 “L’onore non è né in un titolo né in un nastrino; è negli atti e nel movente degli atti. Il rispetto di sé stessi e delle proprie idee ne costituisce la parte fondamentale. Ho cinquant’anni e sono sempre vissuto libero; lasciate che chiuda libero la mia esistenza; quando sarò morto si dovrà dire di me: ecco uno che non è appartenuto a nessuna scuola, a nessuna chiesa, a nessuna istituzione, a nessuna accademia”. Gustave Courbet.

Così replicava l’artista in una lettera aperta, quando rifiutò la nomina alla Legion d’Onore. Pochi anni prima però Courbet fu spesso additato come artista scandaloso e molte sue opere furono addirittura comprate per essere distrutte. Il suo stile, la sua pittura è tuttora estremamente affascinante, e penso in particolare a qualche sua natura morta, che definirei elettrica.

Pensare a Courbet è come pensare a Émile Zola: lo stesso sguardo feroce e analitico sulla società moderna, con i suoi peccati, i suoi limiti, la sua tensione, che permea le loro opere. Penso che in assoluto, nessun quadro nella storia dell’arte, di sicuro dell’Ottocento, abbia creato più scandalo di quel piccolo quadro, dal titolo “Origine du monde” del 1866. Nessuno prima di allora aveva osservato e descritto così da vicino, il sesso femminile. L’immagine esposta è una sorta di ritaglio, uno zoom sulle parti intime così dettagliato da risultare per riflesso, del tutto misterioso.

L’opera gli venne commissionata dal diplomatico turco Khalil Bey che aveva una vasta collezione di opere erotiche, tra cui il “Bagno turco” di Ingres e le “Dormienti” sempre di Courbet e ad un certo punto passò pure dalle mani dello psicanalista Jacques Lacan, per finire a metà degli anni Novanta al Musee d’Orsay. Ancora oggi si rimane incantati dal suo potere di seduzione, da quella quasi timida delicatezza con cui è dipinto l’incarnato che contrasta con le pennellate rapide e vibranti delle pieghe del tessuto che circonda il corpo. L’opera è rivoluzionaria sia per quella nuova e sorprendente composizione, che per quel realismo che attrae e avvicina lo spettatore, disorientandolo con il suo magnetismo.

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In questo numero hanno scritto:

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Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
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Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro