Sessanta ettari di tale bellezza e splendore, che a immaginarli può essere solo un artista. Ma invece no, è un industriale farmaceutico, Giuseppe Carlo Sigurtà, che nel 1941 acquista la proprietà per 800.000 lire, trasformando l’arido “brolo cinto de muro” in un giardino fiorito, rigoglioso, che ho scoperto avere vinto tantissimi premi, anche il Garden Tourism Aword, per il parco più bello del mondo, di recente. Tutto questo ben di Dio sulle colline che guardano il verdissimo Mincio, da cui peraltro il parco trae anche le risorse idriche, a Valeggio.
In effetti di primo acchito più che in Padania sembra di essere in Scozia tanto il verde è accecante, e se non fosse per i cipressi, che caratterizzano la zona, l’incanto sarebbe assolutamente perfetto. Maurice Merleau-Ponty nel libro Conversazioni, afferma che uno dei meriti dell’arte e del pensiero moderni consiste di farci riscoprire il mondo in cui viviamo, ma che abbiamo sempre la tentazione di dimenticare. E si domanda se il progresso del sapere non ci abbia allontanato troppo dai nostri sensi, che per antonomasia ci traggono in inganno, a differenza della scienza che tutto indaga con metodo. Allora, questo mondo autentico, queste luci, questi colori, questo spettacolo che mi mostrano i miei occhi, dice, non sono che corpuscoli e le onde di cui la scienza ci parla e che scopre dietro tali fantasmi sensibili: aldilà di misurazioni e comparazioni però, aldilà del metodo, la natura ci riserva la più grande meraviglia, percepita proprio con i nostri sensi, per fortuna.
Il parco Sigurtà non è un vero parco, ma una vera e propria narrazione visiva, mutevole come ogni cosa viva, che cambia nel tempo ma anche con le stagioni: si potrebbe dire con le parole di oggi, un’esperienza immersiva. Ci si può stare un’ora, girandolo con la macchinina elettrica o un giorno, metabolizzandolo un po’ per volta. Noi ci siamo lasciati prendere dalla gioia un po’ infantile del go-cart e ci siamo divertiti molto, vedendo tanto, muovendoci forse con più velocità, ma esplorando tutto il possibile. Il verde del prato era meraviglioso come il carminio degli aceri giapponesi, che sono presenze importanti nel parco e le tante aiuole, gialle, rosa e rosse, di tulipani, disseminate un po’ dappertutto, e gli specchi d'acqua, i laghetti, che accolgono piante acquatiche come ninfee, giacinti d'acqua e fiori di loto, insomma un piccolo paradiso. Sì dilettosa qui scorre la vita / ch'io qui scrupolo avrei darmi eremita recita l’epigramma di Antonio Pindemonte all’interno del boschetto a lui dedicato.