Come tutti hanno detto è scritto, è stato un Papa troppo progressista per i conservatori, troppo conservatore per i progressisti. Eppure, a lui queste classificazioni sembravano assurde e così ha illustrato un problema che i commentatori fanno fatica a capire. Nella Chiesa non esistono i progressisti e conservatori, se non superficialmente, ma due linee teologiche: una più centrata sull’Incarnazione di Dio in Gesù di Nazaret, l’altra sull’opera dello Spirito Santo nella storia. Si tratta di sottolineature non di divisioni e ci sono sempre state negli ultimi 2000 anni. Uno degli aspetti positivi della Chiesa, infatti, è che non c’è uniformità di pensiero perché non è un’ideologia. Persino i Vangeli non sono uniformi. Come accade solo per le cose storicamente accadute davvero, nessuno si è preoccupato di metterli d’accordo. Pascal la chiamava “quell’apparente discordanza”.
Le ideologie richiedono che la si pensi tutti allo stesso modo, mentre ciò che nasce da un fatto storico non ne ha bisogno. Si può pensarla come si vuole perché tanto il fatto non lo si cambia. Tenendo in mente questo, si capisce meglio quello che per la stampa e per gli ideologi (anche quelli cattolici) è sempre stato un problema: Francesco ha usato parole durissime per condannare alcuni fenomeni sociali come quella che chiamava “l’ideologia gender” o l’aborto e – allo stesso tempo – ha autorizzato una benedizione privata alle coppie omosessuali, ha permesso un’assoluzione diffusa per l’aborto, ha concesso una rivisitazione caso per caso dell’eucarestia ai divorziati. Ancora, ha abbassato tutte le prerogative formali del Papa ma ha esercitato il governo in maniera molto forte. Le apparenti discordanze, al di là di quelle personali che non aveva paura di nascondere, si spiegano invece con una sottolineatura e una volontà di cambiamento per seguire l’opera cangiante dello Spirito Santo – la sua linea teologica – e l’obbligo di rimanere fedeli al cosiddetto deposito della fede, cioè ai fatti che sono alla base della fede. In una delle mille volte in cui gli hanno chiesto se avrebbe accettato che ci fossero donne-sacerdoti, ha risposto: “Anche se lo volessi fare, non è nella mia disponibilità”. Senza capire che si può essere fedeli al dettato dei Vangeli pur sottolineando aspetti diversi e alle volte discordanti, non si leggerà mai bene la Chiesa. È come leggere la letteratura con i criteri della fisica: non è che sia impossibile, ma è sempre parziale.
Il secondo aspetto, poco conosciuto, è l’intervento di Papa Francesco per salvare i movimenti ecclesiali sorti dopo il Concilio Vaticano II. Morti i fondatori, queste espressioni vivaci della Chiesa, si sono infatti spesso ripiegate al proprio interno, perdendo forza missionaria e prestandosi ad abusi di potere interni. Nel 2021 Papa Francesco ha regolamentato tali realtà, spiegando e normando la differenza tra i fondatori e i responsabili successivi, assicurandosi che questi ultimi fossero a tempo determinato. Ha così tolto quella che i documenti pontifici chiamano la madre di tutti gli abusi, la commistione del potere spirituale e di quello di governo. È una storia meno nota ma importante, che ha già avuto e avrà molte conseguenze sul resto della storia della Chiesa nelle sue realtà laicali, sempre più rilevanti in un mondo secolarizzato. È stato un intervento di sottile precisione filosofica, giuridica, teologica, anche in questo caso in continuità con i suoi predecessori di linee teologiche diverse. La discordanza, alle volte, è solo apparente.