Come per tutto c’è un inizio: un romanzo del 1894, “La fine del mondo”, scritto da Camille Flammarion, astronomo, editore e divulgatore scientifico francese. Il romanzo è ambientato alla fine del Medio Evo. Nell’imminenza dell’impatto, partono reazioni positive come alleanze universali per la sopravvivenza, e negative, con banchieri che trovano come sfruttare economicamente il panico che si genera. Alla fine la cometa lambisce solamente la Terra e l’umanità si salva. Il romanzo fu poi trasposto in versione cinematografica in Francia nel 1931 e negli Stati Uniti nel 1934, segno del suo successo.
Poi silenzio per decenni.
Tra il 16 ed il 22 luglio 1994, i frammenti di una cometa caddero davvero sul pianeta come un vero e proprio bombardamento. Le macchie scure che si formarono in superficie furono osservabili dalla Terra per diversi mesi prima di essere riassorbite dall'atmosfera di …Giove. Era la cometa Shoemaker-Levy 9, scoperta il 25 marzo 1993 dagli omonimi astronomi.
Dopo quattro anni due colossal si scontrarono ai botteghini.
Il primo a uscire fu Deep Impact, dove si combatte con l’asteroide in arrivo per disintegrarlo così limitando i danni, ma solo una parte dell’umanità (circa un milione di individui) è destinato a salvarsi in bunker sotterranei a cui si accede per sorteggio. La fragilità dell’essere umano rispetto alle forze cosmiche si confronta con le scelte responsabili per salvare il salvabile. Già ci trovammo in passato a condividere, in soli 25.000 individui, un collo di bottiglia evolutivo a seguito dell’inverno planetario causato dall’eruzione del super-vulcano Toba, vicino a Sumatra. Si tirava a campare in condizioni estreme. Scegliere invece chi si salva e chi non è qualcosa a cui non so se siamo effettivamente preparati, oggi, con l’indolenzimento dei valori e lo spaesamento in cui campiamo.
Due mesi dopo uscì Armageddon con Bruce Willis, nei panni del capitano coraggioso che si sacrifica spingendo un ordigno nucleare nel cuore dell’asteroide con una mega trivella. Il mondo si salva in pieno stile eroico americano. Sarà per questo che guadagna ai botteghini 550 milioni di dollari, 200 in più del rivale.
Dopo il pleonastico Greenland del 2020, che ricalca in buona parte il canovaccio di Deep Impact, arriva quello che per me è un capolavoro di ironia e satira: Don’t look up! Due giornalisti cercano di sensibilizzare il Governo americano sulle conseguenze devastanti dell’imminente arrivo di un asteroide contro la Terra. Quando la Casa Bianca si muove, pensa bene di provare a estrarre terre rare presenti in enorme quantità sul corpo celeste prima di procedere alla sua deviazione, ma …Ooops! Non si riesce a estrarre alcunché ed è oramai troppo tardi per deviare il meteorite. Scatta il piano di salvataggio della specie umana. Non riguarda però un milione di persone in una rete di bunker, ma pochi riccastri eletti che partono su un’astronave ibernati in attesa di scongelarsi per colonizzare un altro pianeta dopo qualche migliaio di anni!
È una satira dell’America di oggi, che corre verso il transumanesimo e la colonizzazione di Marte invece di preoccuparsi delle disuguaglianze sociali se non a parole, in puro stile Woke.