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E se ci trovassimo sulla traiettoria di un asteroide gigante?

L’eventualità che un asteroide di grande stazza inquadri la Terra nella sua traiettoria non può essere trascurata e deve essere prevenuta. Come prima cosa dovremmo accorgercene. Ad oggi sono stati intensificati i controlli, la catalogazione e la mappatura degli oggetti per dimensioni superiori a 140 metri di diametro. Sotto questa taglia dalla Terra è più difficile e oneroso avere una osservazione puntuale, ma d’altra parte per quanto detto nella puntata precedente, questa taglia ha meno chance di estinguerci.

Un elemento critico è quanto in anticipo ci accorgiamo del rischio di collisione. Già perché, nel malaugurato caso, prima si interverrà con anche solo piccole deviazioni dell’orbita del corpo celeste, più rilevanti saranno gli effetti dell’azione preventiva.

C’è già stato un esperimento e missioni importanti dedicati alla deviazione di asteroidi. Negli anni 2021 e 2022 la NASA ha dimostrato che l’impatto diretto con un “proiettile” scagliato contro un asteroide, rappresenta una strategia praticabile per la difesa planetaria. Nel progetto DART (Double Asteroid Redirection Test), il piccolo asteroide Dimorphos, satellite del più grande asteroide Didymos, a circa 11 milioni di km dalla Terra fu colpito da una sonda lanciata dalla Terra avente un peso di circa 600 kg. L’impatto ridusse il periodo orbitale di Dimorphos intorno a Didymos di 33 minuti. A registrare tutto fu chiamato il minisatellite LiciaCube dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI), realizzato dalla Argotec di Torino. La missione HERA, dell’ESA (European Space Agency), è attualmente in corso per studiare da vicino, a partire dal dicembre 2026, gli effetti puntuali dell’impatto della sonda DART su Dimorphos.

Altre potenziali tecniche di deviazione sono per ora esplorate solo tramite simulazioni sin dagli anni 2012-2015 quando si svolse il progetto europeo NEOShield. Si passa dai cosiddetti “trattori gravitazionali”, ossia veicoli spaziali che usano la loro gravità per deviare l’asteroide lentamente e progressivamente (nel corso di anni!), all’uso di laser o impulsi a energia concentrata (per vaporizzare localmente la superficie e creare una micro-propulsione che lo spinga), alla propulsione nucleare, per provocare detonazioni vicino all’asteroide senza distruggerlo (tecnica potenzialmente riservata a situazioni emergenziali per la quale non esistono per ora missioni programmate).

I piani futuri vedranno una missione dell’ESA, NEOMIR (Near-Earth Object Mission in the InfraRed, lancio previsto nel 2030) per la costituzione di un sistema di osservazione di oggetti che arrivano dalla direzione del Sole, oggi invisibili dalla Terra, per risolvere una grossa lacuna dei sistemi di allerta attuali e anticipare le eventuali risposte.

La sfida è globale e nell’interesse di tutti, tant’è che l'ONU, tramite l'Office for Outer Space Affairs (UNOOSA), ha promosso iniziative come l'International Asteroid Warning Network (IAWN) e lo Space Mission Planning Advisory Group (SMPAG) che coordinano la risposta globale a eventuali minacce in quest’ambito.

Alla prossima!

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In questo numero hanno scritto:

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Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.