LA Coppa


Cosa inceppa l’ingranaggio Ferrari e Juventus?

Scuderia Ferrari e Juventus stanno vivendo un pessimo momento sportivo. Paradossale, drammatico e grottesco, senza apparente via di uscita.

Passano i campionati, le stagioni, gli anni, ma non si trova il filo.

Si è provato con il cambio alla guida tecnica, si sono succeduti allenatori, dirigenti e team principal, sono cambiati staff, ingegneri, meccanici, sono cambiati giocatori, piloti, si sono acquistati i due grandi rivali, Cristiano Ronaldo e Lewis Hamilton, sono stati spesi centinaia di milioni di euro, tuttavia nulla pare cambiare la rotta.

I grandi trofei europei, i campionati piloti e costruttori sono ricordi sbiaditi.

Se cambiano giocatori, piloti, tecnici, meccanici, dirigenti, ma i problemi rimangono gli stessi, dunque dove sta il granello che inceppa l’ingranaggio?

E se il problema fosse alla fonte, laddove sgorgano idee, da dove partono le direzioni e progetti, dove sta lo spirito della società?

Quello che traspare all’esterno, infatti, è che la Scuderia Ferrari e la Juventus non abbiano idee, non abbiano una direzione chiara, soprattutto nella scelta delle persone giuste nei posti chiave.

La proprietà delle due società è la medesima, ovvero la holding finanziaria olandese, Exor, presieduta da John Elkann, che appare come figura grigia, opaca, stanca, senza fame e mordente, come le élite occidentali oggi. Tra i motivi? Non vi è ricircolo di aria, di idee nuove e fresche, al passo con i tempi, perché quando si frequentano sempre le stesse persone, stessi luoghi, si ha la stessa formazione, stesso modo di pensare, questo è l’inevitabile risultato: stagnazione ideale e stanchezza nell’agire.

Ferrari e Juventus sono gli esempi sportivi, ma anche nelle altre controllate della holding i risultati sono scadenti: nell’editoria il gruppo Gedi è in costante perdita di lettori e fatturati, Stellantis vive una profonda crisi strutturale, segno evidente della fine oramai prossima anche dell’automotive Made in EU.

Ci sono affascinanti e raffinate analisi sulle ragioni tecniche dei deficit di Ferrari e Juventus, tutte condivisibili, ma restano in superficie.

Quel che manca è l’idea, il progetto, la direzione, lo spirito al centro delle due società, senza ciò, nemmeno i supereroi Cristiano e Lewis possono fare qualcosa, anzi, loro stessi sono il simbolo della mancanza di idee e progettazione. Non, come erroneamente si pensa, perché scarsi o bolliti, ma perché figli della strategia della fretta, del prendo il migliore, dunque vinco subito, nello sport come nella vita non funziona, è di corto respiro.

I soldi sono fondamentali, ma se non accompagnati da pazienza, coraggio, idee e progettazione, il rischio serio e concreto è che vengano sprecati con conseguenti frustrazione, continui confusionari cambi di linea e disillusione dei tifosi.

Un consiglio dunque a John Elkann, come è stata per la Fiat, venda la Juventus e la Scuderia Ferrari, si goda in serenità il proprio patrimonio, lasciando spazio ad una classe imprenditoriale tech che, anche in Italia, con la figura di Paolo Ardoino (CEO di Tether), già fresco detentore di un 5% della Juventus, sta emergendo, con idee fresche, innovative e che guardano al futuro.

È fondamentale e salutare un ricambio nelle classi dirigenti ed imprenditoriali, non tanto generazionale, quanto di idee e di visioni.

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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.