Il primo dato curioso è che tra i media sale di nuovo la fruizione della TV: nella quarantena siamo tornati a cercare le informazioni dalla cara vecchia TV. Nei Paesi presi in esame (UK, US, Germania, Spagna, Corea del Sud, Argentina) ci si è affidati alle notizie della TV per il 70% circa, una soglia di poco inferiore all’informazione online complessiva. Sui social si è cercato poco, in confronto: il 39% in Germania, il 47% in UK e US. Solo in Argentina si sono cercate le news sui social per il 78%. Le cifre mettono in luce che, ancora una volta, la TV, già data per superata, ha resistito.
Come mai? Io penso che sia per la sua natura social. Non è un "social" virtuale, ma un social effettivo: chiusi in casa con le nostre famiglie di ogni tipo, abbiamo riacceso le TV per guardare i telegiornali. La TV ha dall’inizio questa funzione di unione sociale: si può guardare insieme e commentare. Era così ai suoi inizi, quando la gente si trovava al bar o da quelli che avevano la TV, ed è stato così ora. Non penso che la TV sia ritenuta più attendibile degli altri media. È solo che essa permette la riunione sociale. Tornerà a scendere quest’indice con il ritornare della normale velocità di vita, ma occorre non dimenticare l’esigenza di socialità, anche per capire gli altri social, quelli digitali.
L’altro dato è il desiderio di credibilità. Massimiliano Panarari e Guido Gili hanno recentemente scritto un libro sull’esigenza di credibilità della politica. Il desiderio, amplificato, vale per la ricerca delle news. Aumenta l’uso di newletter che filtrino le notizie e di podcast di approfondimento. Nel mare immenso delle notizie, cerchiamo qualcuno di cui poterci fidare, possibilmente obiettivo (il 70% lo richiede secondo la ricerca), che capisca davvero l’argomento in questione. Non è facile. Ed è la scommessa di Zafferano.news.