Diventeranno fondamentali nel panorama musicale del Novecento. Attualissimi oggi.
Sono i fondatori dei Kraftwerk, Ralf Hütter e Florian Schneider, quest’ultimo appena scomparso. Anche chi non si interessa di elettronica in qualche modo li conosce, visto che il loro lavoro ha influenzato la successiva produzione di rock e pop music.
Kraftwerk significa "centrale elettrica" e i componenti del gruppo (nel tempo diventati quattro) si sono descritti Klangchemiker, chimici del suono; Schneider prova e riprova a manipolare suoni acustici attraverso l’elettronica. Sfondano con Autobahn nel 1974. Intendono far luce musicale sulla tecnologia emergente, in perfetta sintonia con il momento storico: l’uomo era appena sbarcato sulla Luna e la Terza rivoluzione industriale galoppava. L’interesse per il rapporto uomo-macchina, Schneider e compagni lo esprimono anche in scena, dove utilizzano manichini e ritmano movimenti meccanici, da The Robots a The Model a The Man-Machine, loro grandi successi; pongono la tecnologia in primo piano anche come denuncia dei risvolti negativi e Radio-Activity nasce contro il nucleare.
Dei quattro Kraftwerk soprattutto Schneider ha fatto della poca visibilità il suo tratto: in una rara un’intervista per la rivista Creem del 1975 diceva: "Esiste un'emozione fredda e altre, ugualmente valide. Non è emozione corporea, è mentale. Ci piace estraniarci dal pubblico mentre suoniamo e mettere tutta la nostra concentrazione nella musica". L’artista è stato così fino all’ultimo, solitario e innovativo. Lascia il gruppo nel 2008; ricompare nel 2015 col singolo Stop Plastic Pollution, dedicato alla causa ambientale. "Ha l’idea geniale di creare una traccia da vere gocce d’acqua" ricorda il tecnico del suono Dan Lacksman; goccioline poi accelerate in suoni simili a rimbalzi di palline da ping-pong, intrecciati in un'onda sintetica che scorre veloce. Il musicista presenta il brano a Parigi, vestito di plastica riciclata.
Anche se molti dei previsti concerti 2020 dei Kraftwerk sono in forse causa virus, la loro musica risuona più che mai in questi giorni: nonostante Schneider se ne sia andato nel massimo silenzio, fioccano tributi e omaggi a ricordare anche quanto gli debbano molti artisti che han trovato la loro strada sulla scia di quella "centrale elettrica" che Schneider curò molto. Non per nulla David Bowie sentì di dovergli intitolare e dedicare il brano V-2 Schneider.