È un nostro bisogno intimo quello di fidarci di un qualcuno, di un Competente, meglio ancora se dotato di Nobel, dottorato o medaglia al merito. Quando poi l’esperta di turno mette anche una buona dose di pathos nelle sue raccomandazioni, ecco che il baluardo della logica è accerchiato da due fronti e ci facciamo fregare. Ethos, pathos e logos ci accompagnano dall’antica Grecia per capire come convincere o manipolare il prossimo. "Ed i nonni non potranno più stare con i nipoti", apriti cielo.
Il Corona ha incontrato la trasparenza e globalità del digitale, e mentre 60 milioni di italiani son passati da allenatori di calcio a virologi, in America ci ritroviamo con 200 milioni di epidemiologi ed economisti misto frutta. Tutti al mercato delle certezze, dove si scambiano mezze verità sulla cloroclina con mezze bugie sugli asintomatici. Il Corona è un essere piccolino e semplice, senza troppe pretese: crescere e riprodursi. Vince perché noi perdiamo tempo e fiato nell’aria rarefatta di informazioni inconcludenti.
Questa settimana è uscito un bell’articolo che fa il punto della situazione su ricerca e politiche di contenimento del virus, ne raccomando la lettura:
https://www.theatlantic.com/health/archive/2020/04/pandemic-confusing-uncertainty/610819
Metto l’attenzione sulla quarta sezione, dedicata agli esperti. Zeynep Tufekci ci spiega che sono tanti gli esperti di tanti campi diversi, ma abbiamo pochi strumenti per districarci in questo mare di informazioni, spesso contraddittorie e sempre in evoluzione. Lo stesso Tony Fauci ha ammesso fin dall’inizio che avrebbe cambiato idea man mano che i dati avessero contribuito all’analisi del fenomeno, e che indicazioni date in precedenza possono essere capovolte sulla base delle prove più recenti. Le stime dei morti USA son partite da un ampia forchetta di 100-240 mila e scese ad un modesto 65 mila, che molto probabilmente superiamo in scioltezza.
Tufekci quindi ci ricorda che le credenziali dell’esperto non sono sufficienti, e che dobbiamo considerare che anche non-esperti di un certo campo possano comunque dare un apporto importante. Uno dei modelli statistici più efficaci per il Coronavirus viene da un esperto di hockey.
E mentre molti paesi si arrovellano su come e quando riaprire, non possiamo dimenticare che la Svezia ed in misura minore l’Olanda, dove hanno fatto affidamento sul buon senso della gente senza imporre chiusure draconiane all’economia o multe a corridori da spiaggia deserta, stanno bene. Non hanno la gente in fila al Monte dei Pegni, e non hanno patito più morti degli altri stati più intransigenti che han provato a copiare il modello oppressivo cinese.
Vale sempre la pena pensare con la propria testa e fare attenzione agli esperti al soldo del potere che, sia economico o politico, probabilmente ha priorità diverse dai nostri interessi.