Musica in parole


Anche gli stonati hanno un cuore

Così cantava João Gilberto, musicista brasiliano scomparso a inizio luglio. Riccardo Ruggeri in un tweet lo ricorda con queste parole: «uno dei padri della bossa nova, un pezzo della mia giovinezza».

È stata parte della giovinezza di molti, la “tendenza nuova” (bossa nova): rivoluzione di musica e poesia che travalicando i confini del Brasile ha conquistato il mondo, incontrato Frank Sinatra negli States e da noi niente meno che Giuseppe Ungaretti.

Sul finire degli anni Cinquanta a Rio de Janejro, giovani della classe media carioca, soliti a riunirsi per fare musica, rielaborano influenze di vario tipo, “rive gauche”, tradizione pop brasiliana, minimalismo e ritmi jazz nord americani, dando il via a un genere musicale che impiega testi semplici e disimpegnati. Il nuovo samba si canta e si suona lento e delicato, come il choro, forma musicale precedente, già mix di stili (Villa-Lobos, “Bachianas brasileiras”)

João Gilberto è protagonista di quest’onda di novità: la sua chitarra aggiunge al ritmo della bossa la batida, accompagnamento tutto affidato alle dita del chitarrista che pizzica e percuote le corde e intanto canta baixinha, sottovoce.

Sono padri della bossa nova musicisti come Gilberto e Tom Jobim ma anche poeti, Vinucius de Moraes prima di tutti: con lui la poesia “colta” avvolge la musica popolare. La nuova tendenza arriva in Italia insieme a de Moraes che qui ritrova un amico, Giuseppe Ungaretti. Un poeta affascinato dall’altro: Ungaretti traduce in italiano una raccolta di poesie di Vinicius e con lui partecipa persino alla realizzazione di un disco insieme a Toquinho e Sergio Endrigo.

All’inizio era il 1958, anno di piacevoli sorprese.
João Gilberto cantava “Desafinado” (Que isto é bossa nova/… é que os desafinados também têm um coração) e con questa “stonatura” nasceva la bossa nova.
Al Festival di Sanremo trionfava e volava nel mondo “Nel blu, dipinto di blu”
Il Brasile di Pelé vinceva per la prima volta il campionato del mondo di calcio.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro