È stata parte della giovinezza di molti, la “tendenza nuova” (bossa nova): rivoluzione di musica e poesia che travalicando i confini del Brasile ha conquistato il mondo, incontrato Frank Sinatra negli States e da noi niente meno che Giuseppe Ungaretti.
Sul finire degli anni Cinquanta a Rio de Janejro, giovani della classe media carioca, soliti a riunirsi per fare musica, rielaborano influenze di vario tipo, “rive gauche”, tradizione pop brasiliana, minimalismo e ritmi jazz nord americani, dando il via a un genere musicale che impiega testi semplici e disimpegnati. Il nuovo samba si canta e si suona lento e delicato, come il choro, forma musicale precedente, già mix di stili (Villa-Lobos, “Bachianas brasileiras”)
João Gilberto è protagonista di quest’onda di novità: la sua chitarra aggiunge al ritmo della bossa la batida, accompagnamento tutto affidato alle dita del chitarrista che pizzica e percuote le corde e intanto canta baixinha, sottovoce.
Sono padri della bossa nova musicisti come Gilberto e Tom Jobim ma anche poeti, Vinucius de Moraes prima di tutti: con lui la poesia “colta” avvolge la musica popolare. La nuova tendenza arriva in Italia insieme a de Moraes che qui ritrova un amico, Giuseppe Ungaretti. Un poeta affascinato dall’altro: Ungaretti traduce in italiano una raccolta di poesie di Vinicius e con lui partecipa persino alla realizzazione di un disco insieme a Toquinho e Sergio Endrigo.
All’inizio era il 1958, anno di piacevoli sorprese.
João Gilberto cantava “Desafinado” (Que isto é bossa nova/… é que os desafinados também têm um coração) e con questa “stonatura” nasceva la bossa nova.
Al Festival di Sanremo trionfava e volava nel mondo “Nel blu, dipinto di blu”
Il Brasile di Pelé vinceva per la prima volta il campionato del mondo di calcio.