Pensieri e pensatori in libertà


Vasilij Grossman e Robert Chandler. Gli uomini importanti a volte non sembrano tali

Nella lunga vicenda della scoperta di Vasilij Grossman come uno degli autori più importanti del secolo scorso ha giocato un ruolo importante la traduzione, mezzo necessario per comunicare la profondità dell’autore russo in altre lingue.

Due parole su Grossman (1905-1961) per chi non lo conoscesse ancora: autore di Vita e destino, saga epica sulla battaglia di Stalingrado in cui, con molto anticipo sugli storici, si dichiara che comunismo e nazismo sono due facce della stessa medaglia, del tentativo dello Stato di rifare l’uomo senza libertà. Grossman - una volta celebre scrittore e reporter di guerra - vide il manoscritto del proprio capolavoro confiscato dal KGB nel 1961 e passò gli ultimi anni della sua vita in solitudine e senza più essere pubblicato. Ne morì di dolore.

La riscoperta di Grossman, tradotto negli anni ‘80 e amato da pochi grandi intellettuali, tra cui Levinas e Giussani, ma rimasto ignoto al grande pubblico, è avvenuta a partire dal 2005, anniversario della sua nascita. Una parte importante del successo mondiale degli ultimi anni è dovuto all’ottima traduzione inglese a cura di Robert Chandler, traduttore e poeta.

Lo incontro nella sua casetta di Londra, dove vive con la moglie Liz. Robert sembra un uomo fragile, parla lentamente, immerso in una moltitudine di oggetti e libri che invadono il suo salotto come un bazar orientale. Nei suoi occhi chiari rivivono le immagini poetiche di Grossman, cui Robert ha prestato ancora la lingua inglese, pubblicando due mesi fa la grande opera Stalingrado, il prequel di Vita e Destino pubblicato nel 1954 con il titolo Per una giusta causa, una prima parte di storia in cui ancora Grossman pensava che ci potesse essere una soluzione umana nel comunismo. Nella seconda parte del romanzo la speranza nel comunismo e nella sua filosofia della storia cade per sempre. Ma non la narrativa del grande scrittore. Ed è questo il punto che Robert sottolinea: la narrativa di Grossman è più grande e più filosoficamente decisiva del suo pur importante pensiero politico. Come aveva intuito il KGB, Grossman era più pericoloso di Pasternak e di ogni altro dissidente. In Grossman non c’è solo la denuncia del regime e del comunismo, ma anche quel senso di libertà individuale che apre ogni possibilità umana, che fa pensare al senso della vita, alla religione, all’amore, alla bellezza, alla felicità. Grossman non ha un’ideologia da opporre al comunismo ma ha l’amore alla libertà, radice di ogni vera rivoluzione. Dunque, è pericolosissimo. Chandler sottolinea che questo senso di libertà in Grossman non vive nei passi filosofici o teoretici, ma in quelli narrativi.

Prima di andarcene, parliamo di conoscenti comuni. Robert osserva che uno di costoro è una brava persona, ma pensa di essere l’uomo più importante del mondo. “E non lo è”, commenta senza amarezza, con il gusto grossmaniano per le verità semplici. È vero anche il contrario: ci sono uomini, come Robert, che hanno cambiato la storia del mondo e vivono in una casetta disordinata, che sono importanti davvero e non lo sembrano.

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale
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Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro