IL Signor CEO


"Se passa il concetto di distanziamento sociale per noi è fatta"

Questa settimana il Signor CEO non ci ha nemmeno concesso di aprir bocca, né per primi né per ultimi:

"Non so a Zafferano che domanda vi siete inventati oggi per me, non la fate, prima devo farvi le mie rimostranze.

Non ci piace il modo subdolo con il quale Zafferano tratta il tema della pandemia. Con questo vostra sgradevole nonchalance, voi ridicolizzate il 'virus' e implicitamente la nostra campagna concepita per terrorizzare l’opinione pubblica occidentale, per far vivere i popoli, chiusi in casa, nell’attesa della seconda ondata e poi del vaccino. E mentre loro sono in casa noi possiamo disegnare un mondo nuovo che, detto fra noi, è esattamente quello di prima, sanificato e riverniciato. Se riusciamo a far passare, nella profondità della loro psiche, il concetto di 'distanziamento sociale' è fatta, mai nessuno seguirà quattro esaltati che volessero scendere in piazza per sfilare contro i nostri maggiordomi e i nostri kapò.

Invece ecco la vostra orrenda narrazione: 'Come può il Virus, una piccola struttura chimica senza vita propria, capace però di riprodursi esclusivamente nel suo ospite, aver fatto crollare in poche settimane un modello politico, economico, culturale come il CEO capitalism ritenuto da tutti indistruttibile?'. Questa subdola domanda sta smontando tutta la storytelling che stiamo portando avanti da trent’anni, dalla caduta del Muro in giù.

Il dramma è che l’analisi del vostro libro Uomini o Consumatori? è corretta. Alla ricerca di prezzi sempre più bassi per i consumatori, attraverso la globalizzazione (voi la definite selvaggia), ci siamo avvalsi di filiere sempre più lunghe, abbiamo adottato il geniale just in time, gli stock zero, e altre diavolerie organizzative. Purtroppo, a nostra insaputa, il modello aveva i piedi d’argilla. È stato sufficiente il collasso di alcuni di questi tasselli per far crollare un modello che sembrava a prova di bomba. Ingigantendo pure l’impatto della pandemia. Un disastro non annunciato.

Come dicevo a George, a Bill, a Jeff, e pure all’amico Xi, abbiamo poco tempo per ripristinare il mondo di prima. Buttiamoci tutti i quattrini che servono, evitiamo stupidi scrupoli e si facciano lavorare gli algoritmi perché Wall Street torni ai valori di prima, se necessario gettiamo la nostra atomica (helicopter money), soprattutto confiniamo sul divano di casa l’immenso esercito dei disoccupati, al limite concediamo loro dei ticket per l’apericena sotto casa, ma evitiamo che pensino alla profezia di cent’anni fa di Rosa: "O socialismo o barbarie". Essere messo fra i Nuovi Barbari per me sarebbe inaccettabile.

Voi di Zafferano fate meno i pierini e accettate le nostre proposte, possiamo inondarvi di pubblicità pregiata. Pensateci.

Basta, parlare con voi mi stanca!"

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Giordano Alborghetti (Bergamo): curioso del software libero, musicofilo, amante del mare
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Roberto Zangrandi (Bruxelles): lobbista