Roma è bellissima, eterna: certo è un inizio un po’ banale. Ma è vero. Poche città al mondo riescono ad essere tale incarnazione della bellezza, senza saperlo davvero, i romani non ci badano tanto, perché come ogni grande bellezza, è impegnativa. Così Roma è unica, meravigliosa, irriverente, con tanta anima, o senza del tutto, aristocratica, borgatara, un piccolo paese, una grande metropoli, insomma ciascuna cosa e il suo contrario. Un luogo brulicante di esseri umani ma anche metafisico, grande, piccolo, dinamico, lento, insomma un mito vivente. Ti sposti in là e c’è piazza Navona, in giù San Luigi dei Francesi, il mio piccolo pellegrinaggio speciale, vado a rivedere il Caravaggio, ogni volta. Finalmente mi sono decisa a tornare, dopo qualche anno di assenza, la scusa: la mia zia quasi centenaria, qualche mostra da vedere, ma in fondo, la bellezza.
Così ritorno nei miei posti più amati, pensando alle tante mostre che ho fatto a Roma con la Galleria Tedeschi, in Portico d’Ottavia, la grande mostra al Vittoriano, a cura di Vittoria Coen. Avevo avvisato gli amici questa volta, i cari amici di gioventù e sono capitata, volentierissimo e oltrepassando in quel momento l’inaugurazione della Quadriennale, in Largo Argentina, di fianco al ghetto. Ovviamente un gran traffico, clacson, orde di turisti, che anche a camminare a piedi si doveva fare lo slalom. L’appuntamento era alla Feltrinelli, per la presentazione dell’ultima fatica di Anna Segre, assieme agli altri.
Nella bella sala dedicata alle presentazioni dei libri, Anna parlava, e tutto era pacato, silenzioso, profondo, così in contrasto col mondo fuori. È una poetessa schiva, difficile, e piena di cuore: stava parlando del suo difficile rapporto con la madre, a cui aveva infine dedicato una serie di liriche, intensissime, dopo la sua scomparsa. Alcune le ha lette, facendomi venire la pelle d’oca. E così poi, dato che era tanto che non ci si vedeva, abbiamo fatto una bella passeggiata nel ghetto, i nomi delle vie romane così sorprendenti ed evocative, in questo caso anche famigliari. E siam finiti da Sora Margherita per magia, uno dei posti più buoni che conosco, una cucina casalinga giudeo-romanesca. Che bella Roma.