Vita d'artista


Interno cortile

Per anni ho lavorato in un piccolo spazio al primo piano di una casa di ringhiera a Milano, un luogo davvero pieno di fascino. Ricordo ancora oggi quando presi possesso di quello studio, con il pavimento in cotto lombardo e un’unica luce, una porta finestra con la famosa “vista sul Naviglio” tanto ricercata, e il bagno all’esterno. 

Avevo 25 anni e per gentile concessione di mia madre (le fui grata allora come lo sono adesso) ebbi la possibilità di lavorare in quel luogo che poi ho così tanto amato. Mia madre capì la mia necessità, fece lo sforzo, che spero averle in qualche modo ripagato con il mio incessante lavoro. La prima sera che rimasi lì da sola, ricordo che stetti per ore a luci spente seduta per terra (non c'era neppure una sedia) vicino alla finestra, a guardare fuori il Naviglio illuminato. Il mio primo studio.

Passa il tempo e quel luogo così vero, quel quartiere popolare così tipico, con le nonnine che ti parlavano in milanese, l’Osteria di Porta Cicca e qualche altro locale per le uscite serali (ancora non si diceva “movida”), e Alda Merini, cambia. Prima le isole pedonali estive, poi la chiusura al traffico definitiva. Con l’Expo la mia luce si è trasformata in una cartolina ormai ferma, senza la vita che prima scorreva intensa. Inizio la serie dei grandi paesaggi di "Oltremare", non ci vedo più, tanto son grandi, quindi cambio studio. Sono finita in Via dei Tulipani, nel Giambellino, e la vita scorre di nuovo, questa volta in una dozzina di lingue diverse: un grande spazio che, oltre a essere la cassa di risonanza delle mie emozioni e dei miei pensieri, si presta alle volte a incursioni in altre dimensioni, come ad esempio è successo qualche giorno fa, con Silvia Tardy, che ha fondato l’Atelier di Interno Cortile, a Torino.

Sarà forse per quella iniziale fiducia di mia madre, senza la quale non avrei mai potuto lavorare, ma ho cercato sempre di essere solidale con il lavoro e l’arte al femminile, perché credo sia davvero ricca di creatività ed empatia. Così quando trovo, o ritrovo, un’amica con cui fare un piccolo progetto, mi appassiono, ed ecco che lo studio cambia: in questo caso si è popolato di piccolissimi oggetti belli, bellissimi, dei veri e propri gioielli contemporanei, tra cui delle deliziose balene in miniatura che sono entrate in dialogo con i grandi paesaggi di "Oltremare". Non è facile nel mondo delle multinazionali e del "made in China" far capire che lavoro ci sia dietro un oggetto non di serie ma unico, frutto della creatività, dello sforzo, della pazienza, della costanza di un orafo o di un designer. Ma l’intento è provarci, per non perdere quel poco che esiste e resiste alla paccottiglia a cui vogliono abituarci, al vuoto splendente della nullità.

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Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Emanuel Gazzoni (Roma): preparatore di risotti, amico di Socrate e Dostoevskij, affascinato dalle storie di sport
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro