Secondo quanto pubblicato dalla rivista Frontiers in Neuroscience, i grilli col loro frinire produrrebbero “affascinanti esibizioni acustiche di gruppo”.
Questi ortotteri (dalle ali anteriori dritte, quelle che usano come strumento musicale) trasmettono informazioni di identità e richiamo, generando suoni che a volte sarebbero addirittura organizzati in curiosi schemi ritmici, con tanto di cinguettii e trilli sincronizzati in coro.
Esattamente lo schema giocoso della sinfonia di Telemann scritta nel Settecento e a loro intitolata.
Il compositore tedesco, dalla mente vivace e musicalmente inquieta, ci ha lasciato un’immensa produzione espressa in stili e periodi diversi, dal Barocco allo Stile galante tipico di alcuni suoi brani di indubbia freschezza creativa, di facile ascolto e ricchi di fantasia.
Ne fa parte la “Grillen-Symphonie” la cui partitura evidenzia la capacità dell’autore di far emergere al meglio le potenzialità degli strumenti impiegati.
Iniziano violini e flauti con veloci note ribattute, tintinnii a imitazione del frinire seguiti da note saltellanti e trilli capricciosi affidati soprattutto all’oboe, in dialogo con le altre parti; proprio gli schemi ritmici sincronizzati e corali studiati ora con molto interesse nei grilli.
Musica davvero da ascoltare seguendo le indicazioni degli studiosi dei comportamenti degli insetti, prima ancora di quelle di musicologi e musicisti.
Contrabbassi più chiassosi nel finale della sinfonia, quasi a imitare la “voce grossa” che fa un grillo maschio quando, incontrandone un altro sul suo territorio, lo avverte di allontanarsi emettendo suoni più robusti.
I sussurri del secondo movimento, più lento e malinconico, ricordano invece il frinire galante adottato dal grillo maschio nell’incontro con la femmina.
Grilli che meritano un posto in orchestra, insomma; chi fosse incuriosito trova qui il primo tempo della sinfonia che li vede protagonisti.
Nota finale: Telemann (1681-1767), dalle eccezionali e precoci doti musicali, studiò per lo più da autodidatta perché molto ostacolato dalla famiglia che voleva per lui una carriera di successo nella professione forense. Costretto a studiare giurisprudenza all’università di Lipsia, proprio nell’ambiente universitario e della Città trovò modo di mettersi in luce come musicista, facendo risaltare le sue doti negli ambienti giusti.
Fu considerato in vita uno dei più grandi musicisti tedeschi, al pari del contemporaneo Bach, di cui fu sincero amico.