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L’edge computing avvicina l’avvento dell’alleato digitale

L’edge computing (EC) è un particolare modello di calcolo distribuito che consente l’elaborazione dei dati vicino a dove questi vengono generati, ottimizzando così i tempi di risposta e l’impiego di risorse energetiche e di memoria. Ciò consente un'elaborazione più rapida dei dati, una minore latenza, una maggiore sicurezza e migliori prestazioni complessive del sistema. 

È un concetto che si è affermato soprattutto negli ultimi anni, con la diffusione crescente dell'Internet delle Cose (IoT, Internet of Things) e del cosiddetto Software as a Service (SaaS). La crescita di queste tecnologie si prevede porterà l’EC da un mercato globale di oltre 19 miliardi di dollari nel 2024 a oltre 46 miliardi di dollari entro il 2032, con un tasso di crescita annuale composto di quasi il 50%.

Nel caso dei dispositivi IoT (per la domotica, per la guida autonoma, ecc.), i sensori distribuiti generano grandi quantità di dati che devono essere elaborati in tempo reale: prima lo si fa con l’EC meglio è, se no, ad esempio, non si frena prontamente per evitare di investire un pedone. Nelle applicazioni SaaS, che si basano su software erogati tramite il cloud, avvicinare parte del calcolo all’utente con l’EC, ai margini della rete, riduce invece la quantità di dati da trasmettere ai data center e decongestiona la connessione rendendo il servizio più veloce, affidabile e potenzialmente economico.

Con l’EC masse enormi di dati possono poi essere analizzate localmente per selezionare i dati più rilevanti che, compressi, possono essere inviati in remoto. In questo, l'intelligenza artificiale (IA) e l’EC si combinano per produrre molteplici vantaggi. In azienda si possono scoprire in loco modelli nascosti nei dati per ottenere una maggiore efficienza operativa, esperienze differenziate per i clienti, un'innovazione più rapida e una maggiore sicurezza dei dati, oltre a accelerare la determinazione di decisioni rapide e critiche per l'azienda. Nella telemedicina, grazie all'edge analytics, è possibile attivare un monitoraggio continuo del paziente, migliorare la comunicazione medico-paziente e rendere più rapide e precise le diagnosi cliniche e le scelte di profilassi.

Con tutto questo in mente analizziamo ora l’alleato digitale.

Sarà uno strumento cognitivo che indosseremo, in diretto contatto con le nostre conoscenze e con i nostri dati biometrici, pronto a rispondere ai nostri quesiti e a sollecitarci, progettato per darci risposte per quanto possibile dirette, ma quando necessario in grado di svolgere una funzione di middleware rispetto alla rete, alla quale invierà solo dati scelti e dalla quale riceverà risposte da vagliare, prima di consegnarcele. È il terreno ideale di atterraggio dell’EC, il cui mercato in crescita ben si presta a servire la prateria di utilizzatori potenziali dell’alleato digitale. Oltretutto, per le potenze energetiche sotto i 10 W che ho raccomandato nel precedente editoriale, si aprono spazi per molti produttori alternativi alla big tech degli smartphone (Apple e Samsung) o dei grandi sistemi di calcolo (NVIDIA). Si stanno infatti sviluppando microprocessori con architetture adatte alle reti neurali e quindi a ospitare a bordo calcoli di intelligenza artificiale a prezzi competitivi. Trovate un esempio qui.

Un’altra opportunità per Davide di battere Golia.

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.