Nel frattempo, il problema filosofico radicale riemerge. Con la mossa di Trump si dipanano le due idee di filosofia politica che regolano le diplomazie. Da un lato quella iper-realista: il mondo è dominato dalla forza e tutto il resto è una sovrastruttura. È la famosa vicenda narrata da Tucidide nel dialogo fra Ateniesi e abitanti dell’isola di Melo (https://www.antoniomaddalena.it/10). Questi ultimi, ingiustamente invasi dall’impero di Atene, protestano additando l’ingiustizia. La risposta degli Ateniesi è che la storia è dominata da una sola legge, la forza, e chi ha la forza decide che cos’è il diritto. La gloria intellettuale, umana e spirituale non è materia di cui tratta la politica. È l’idea di Trump: studiamo i rapporti di forza e cerchiamo di trovare un equilibrio, a prescindere da ogni principio. Rispondeva Trump in un’intervista su Putin durante il suo primo mandato: “lui è un killer, ma noi in fondo non siamo lo stesso?” O, se volete un esempio più nobile, è quanto diceva Agostino degli Stati che rinunciano alla giustizia trascendente: non valgono in essi e per essi le stesse regole di una banda di pirati solo su scala molto più grande?
L’altra idea è quella idealista: la storia è dominata dalle idee, che in ultimo si esprimono come diritto. Occorre trovare regole giuste perché esiste una giustizia oggettiva, che gli esseri umani possono tutti cogliere e condividere, se utilizzano la ragione. È il sogno dell’illuminismo e del suo retaggio cristiano: ci sono giustizia e verità, anche se si possono comprendere in modo più o meno trascendente. È ciò che si è provato a fare con la Società delle Nazioni e poi l’ONU, per non parlare dell’Europa. In questo caso, i principi contano, anzi sono tutto. È l’immagine iconica di Churchill, non a caso ricordata tante volte a proposito dell’Ucraina, a trionfare: non c’è accordo possibile con un nemico che compie un’ingiustizia radicale in nome di principi sbagliati. È il mito fondativo dell’Europa e dell’alleanza atlantica: la vittoria sul nazismo in nome di principi giusti. È anche la storia di tutte le resistenze della storia, finite bene o male: la storia degli ebrei a Masada, dei Comuni italiani medievali, delle reducciones sudamericane, della Vandea, delle resistenze partigiane sotto il nazismo, dei diritti civili americani.
Chi ha ragione? Chi ha torto? Gli idealisti o i realisti? Esistono delle vie di mezzo? Sì, ci sono centinaia di filosofie politiche che cercano di articolare delle vie di mezzo, ma non possiamo affrontarle qui. Di sicuro, qui vale la pena far notare che l’Europa attuale è inefficace perché non ha scelto né l’una né l’altra impostazione. Né ha articolato una dottrina culturale di mezzo precisa. Intanto, però, per ciascuno è importante sottolineare che queste due intuizioni fondamentali esistono e che i nostri temperamenti filosofici e umani tendono verso l’una o l’altra ed è per questo che ci sentiamo attratti o respinti, confortati o ripugnati dall’improvviso cambiamento strategico-culturale trumpiano.