Il Cameo


Nere e confuse nuvole scorrazzano senza senso sui cieli d’Europa

Come giornalista ed editore di vecchio pelo confesso il disagio (culturale) che provo in questo momento geopolitico, dominato dall’ipotesi di una tregua in Ucraina, negoziata in solitudine dal duo Trump & Putin. Non sono tecnicamente all’altezza per fare commenti analitico-professionali sul tema specifico, anche perché ho abbandonato trent’anni fa la postura da “analista”, scegliendo quella dello “scenarista”, ragionando cioè non più per eventi ma per scenari. 

Oggi, quasi tutta l’informazione europea si muove invece per analisi-sentenze, stante la convinzione che il nostro modello politico-economico-culturale sia quello dalla parte giusta della storia. Beata ignoranza e distacco dalla realtà di quelli che pure dovrebbero conoscere il virus Dunning-Kruger.

Come “scenarista” apòta parto invece dall’ipotesi di un mondo destinato, suo malgrado, a “riorganizzarsi per Imperi”. Ricordiamo che l’Impero America ne ha un secondo, nascosto, ma per loro vitale, il sub impero del dollaro. Con questo assunto, meglio si capiscono le mosse di Donald Trump e di Vladimir Putin. Entrambi si comportano come i rappresentanti di due Imperi in declino, preoccupati, in prospettiva, di un loro ruolo ancillare alla Cina. Così l’Ucraina diventa un fastidioso paracarro da rimuovere in fretta per realizzare un loro accordo strategico anti Xi Jinping.

L’Europa ha scelto, settant’anni fa, di non essere un Impero, di dismettere la guerra con la quale era convissuta per duemila anni, di accucciarsi in un confortevole ambiente di (finta) pace, grazie all’ombrello americano (fornito gratis), di investire in welfare e in qualità della vita. Una scelta in apparenza geniale, ma in prospettiva politicamente folle, perché prima o dopo gli americani, e noi amici veri dell’America lo sapevamo perfettamente, ci avrebbero presentato la fattura (fin dall’Ottocento nessun pasto è gratis nei saloon americani). Per settant’anni ci siamo autoreclusi in uno Zoo europeo di finta pace, i colti disegnavano eleganti percorsi di politica elegante, senza però accorgersi che il mondo stava cambiando, la nostra mitica classe media si spegneva, la follia woke dei fighetti imbrattatori di capolavori precipitava nel mondo del ridicolo.

Ennio Flaiano, a metà del Novecento, profeticamente scrisse: “Con il Novecento, l’evo moderno è finito. Comincia il medioevo degli specialisti. Oggi anche il cretino è specializzato”.

A settembre 2001, ci arrivò la prima secchiata d’acqua gelida. Capimmo allora che il XXI° sarebbe stato radicalmente diverso da come ce lo eravamo immaginato: un prolungamento del nostro secolo d’oro, il Novecento. Terrorizzati, scoprimmo che non eravamo culturalmente attrezzati per il nuovo.

Vent’anni dopo, l’invasione criminale russa dell’Ucraina sarà la mazzata finale. Capimmo che la guerra non è un videogioco, la si fa sul campo, non sulla tastiera del pc, sui talk di regime, nei salotti e sulle terrazze dei patrizi. Soprattutto devi sapere che se fai la guerra muori. E la Plebe l’ha finalmente capito. A fronte di una nuova realtà eravamo culturalmente disarmati, nel linguaggio di Flaiano eravamo forse diventati dei cretini specializzati nel nulla? Solo vivendo lo scopriremo.

Ci rendiamo conto di come siamo ridotti come cittadini e come singoli? Il livello delle nostre leadership è ancora accettabile? Cinque anni fa i Patrizi ci avevano imposto di salvare, e pure da soli, il Pianeta Terra dal “Nemico”, la CO2. Ora, contrordine compagni, l’obiettivo della transizione climatica è stato sospeso, dobbiamo diventare un continente con un Invencible Armada, dobbiamo investire sugli armamenti convenzionali e nucleari (sic!). La Plebe si chiede, ora chi è il “Nemico”?

Mi pare che nei cieli d’Europa europee regni una certa confusione: nuvole nere scorrazzano senza senso, avanti e indietro, e noi, Plebe, le osserviamo. Intanto, riflettiamo.

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In questo numero hanno scritto:

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Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.