Musica in parole


L’Inverno di Vivaldi

Il musicista veneziano nacque sul finire dell’inverno, il 4 marzo 1678.

Virtuoso del violino e grandissimo compositore, Antonio Vivaldi non poté però immaginare l’immensa fama che avrebbero conosciuto i suoi quattro concerti scritti per raccontare in musica l’alternarsi delle stagioni.

È l’Inverno (op. 8 n. 4) a chiudere “Le Quattro Stagioni”, opera dall’intento descrittivo, uno dei primi esempi di musica a programma in cui ogni concerto è sostenuto da un sonetto di anonimo (forse scritto da Vivaldi stesso).

Una buona strategia pubblicitaria diremmo oggi, un ottimo modo per aiutare la comunicazione, la descrizione musicale degli eventi naturali.

L’Inverno in musica arriva accompagnato da un tremito di freddo: niente melodia ma una sequenza di note ripetute da tutti gli strumenti e quelle del violino solista che corrono veloci come i brividi. Le dissonanze aggiungono la sensazione del vento che sferza e del gelo che punge.

La meraviglia del concerto sta soprattutto nel Largo centrale che è una delle più belle pagine scritte da Vivaldi. Il pizzicato dei violini descrive le gocce di una pioggia incessante ed è su questo gocciolare continuo che finalmente la melodia arriva e ci scalda, come ci accogliesse in una casa dal focolare acceso. Il sonetto infatti recita: “Passar al foco i di’ quieti e contenti/mentre la pioggia fuor bagna ben cento”.

Con un arabesco del violino si esce dal Largo (e dal tepore) e si torna a lottare col vento, a passo lento per non scivolar sul ghiaccio.

La musica comincia a star stretta nelle morse dell’inverno, poi riprende vigore nel finale per portare a termine il ciclo delle Stagioni ideate dal Prete rosso (il soprannome di Vivaldi, sacerdote dai capelli rossi).

Impossibile per chiunque non essersi “imbattuto” in qualche nota di questa musica che si sente dappertutto, nelle pubblicità tv, al cinema, nelle segreterie telefoniche, nei centri commerciali.

Le Stagioni vivaldiane sono anche state reimmaginate in chiave contemporanea e riflessione sul cambiamento del clima: lo ha fatto nel 2012 il compositore Max Richter mischiando passaggi delle meravigliose frasi di Vivaldi con l’elettronica e la ambient music: non ci sono più le Stagioni di una volta.

Pubblicati nel 1725 i quattro concerti che formano il ciclo delle Stagioni di Vivaldi non accennano a diminuire di interesse e anche nel 2024 sono in cartellone un po’ ovunque nelle sale da concerto del mondo.

Eccovi qui l’Inverno, da ascoltare prima che lasci il posto alla famosissima Primavera, la prima delle Quattro Stagioni con la quale il gioco musicale vivaldiano tra poche settimane potrà ricominciare.

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