Il Cameo


Ragazzi, giornalismo è saper collegare i tanti puntini della vita

Questo secondo Cameo (sperimentale) scritto per i giovanissimi (il primo è uscito il 15/12/23) è stato costruito assemblando alcuni concetti insiti in una trentina di titoli di ZAF, un velleitario quotidiano digitale destinato alla Gen Z. Quando nacque era composto da cinque tweet, quindi leggibile in 90 secondi; mi dissero livello di attenzione massimo per i giovanissimi. Ora, riconfigurato, ZAF riporta il solo titolo dell’articolo, nessun testo, lasciato all’iniziativa di ciascun lettore se vuole cimentarsi a fare giornalismo.

L’editoria giornalistica è talmente in crisi che ha bisogno di investire su nuove modalità di fare giornalismo in un mondo dominato sia da una tecnologia sempre più fredda sia da nauseanti social. Riflettiamo su cosa sta succedendo in un certo numero di paesi di lingua inglese nel momento in cui, alla scadenza del contratto in essere Meta non darà più 1 miliardo $ a certi media per l’uso dei loro contenuti giornalistici.

Tornando a noi, l’obiettivo alto è sempre lo stesso: unire i “puntini” sottesi a ogni titolo, i “puntini della vita”. Per poi dare libero sfogo ai pensieri che ci vengono e alle relative metafore. Comunicare per metafore sarà il futuro di un giornalismo reputazionale che cerca di rispondere alla domanda delle domande:

E se la vita non fosse altro che una successione di punti interrogativi ?

Lo sappiamo, ci sono giorni pieni di domande, pieni di suoni, ricchi di vento, mentre è nota la nostra atavica incapacità a trovare risposte, immersi come siamo nello scirocco della routine. Invece, ci sono giorni dove il silenzio è lacerante, lunare, al punto che tu, per sentirti vivo, sogni l’arrivo del feroce maestrale.

Pensate, avevamo messo a punto un giochino fantastico che faceva ricchi a basso costo individui che producevano fuffa ma pretendevano rosolio: li battezzai “rosolio boys”. Una collana di perle false chiamata “catene di approvvigionamento”. Ci raccontavano che così noi occidentali ci saremmo liberati dei lavori più luridi, quelli che inquinavano i terreni e chiedevano manodopera bruta da pagare poco, affinché i nostri concittadini, via via trasformati in “consumatori”, si convincessero di essere classe media. Altrettanto sarebbe successo in Cina, con la fuga dalle risaie di centinaia di milioni contadini verso le città. Poi Xi Jinping accortosi, si dice, della trappola occidentale in cui stava cadendo fece una precipitosa retromarcia.

Leggo che gli ultimi dati lo confermano: da noi, in Occidente, l’aria è migliorata, il luridume ora è a Oriente.

Un giorno poi, un Signor Virus fuggì nottetempo dalla sua cuccia in quel di Wuhan, grazie all’efficiente logistica mondiale si diffuse nel mondo. Per abbatterlo, Sorci e Pipistrelli uscirono dai bassifondi e presero il potere. Ci vollero tre anni prima che il Signor Virus diventasse endemico e tornasse a lasciar lo spazio alle guerre convenzionali. Infatti, ne scoppiarono subito due, pardon tre.

Una domanda climatica: tutte le forme di calore sono uguali? Perché quelle dall’elettrico ci sembrano fredde, ma ci sono permesse, mentre quelle dai ciocchi ci sembrano calde ma ci sono vietate? E ancora, dov’è finito il calore artificiale prodotto dalle pale eoliche? Si legge che molte pale abbiano avuto un ictus tecnologico, e stiano per essere abbandonate al loro destino: non sono competitive, dicono alcuni. Che il vento si sia stufato di farle girare? E poi, invecchiando diventano brutte cattedrali di mezza montagna? Come finirà?

Facciamo sempre più fatica a credere ciò che i media di regime ci sfornano giornalmente. Hamas, Jihad, Hezbollah, cosa sono? Alcuni sostengono che siano come i nostri vecchi partigiani col fazzoletto rosso al collo. Altri che siano supercriminali affiliati alla Ndrangheta mondiale. Purtroppo si sta ingrossando l’esercito di quelli che si rifiutano di trarre dalla storia la lezione del dolore che le guerre, tutte, si trascinano dietro.

Intanto, i vecchi contadini ci dicono che è arrivato il momento dell’anno nel quale radicare in terra le talee di edera.

Ragazzi, fatelo con le vostre mani; il radicamento in terra delle talee d’edera è eccitante, un atto antico, quindi nuovo e innovativo, specie in un mondo confuso che ha tanto bisogno di contadini. Di scienziati e di contadini che sappiano integrarsi.

Lavorando la terra scoprirete la bellezza di liberarvi dei vostri pensieri immobili, che col tempo, nella pigrizia della vostra finta vita digitale, possono diventare immondi. Sarete adulti quando avrete scoperto le tante piccole verità della vita, alle quali a suo tempo avevate dato poca importanza. Sarete invece vecchi irricuperabili, quando vi vergognerete dei vostri miti giovanili, dei versi poetici e musicali con i quali siete cresciuti.

Ragazzi, cercate di essere felici. Bello è pure far felici gli altri. Pensate, noi dello spazio Zafferano scriviamo, scriviamo e ci basta la vostra attenzione di lettori per darci autostima e farci felici.


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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro