IL Digitale


Come muoversi su internet – Parte terza

Usiamo social media diversi a seconda dell’argomento e della personaggio che vestiamo per quel genere di conversazione. LinkedIn è utilizzato per motivi professionali, ed è quindi normale vedere il curriculum delle persone e la loro foto ufficiale. Potremmo pensare che quei dati sono separati da quelli che inseriamo in altri media, come magari un Yammer per la messaggistica, uno Skype per le chiamate o un GitHub per condividere lavori, salvo poi scoprire che Microsoft è il proprietario...

... di tutti questi ed altri strumenti ancora, e sa tutto di noi. Allo stesso modo ci divertiamo a postare immagini e video su Instagram, usiamo Messenger per la messaggistica e Whatsapp per le chiamate, sicurissimi della privacy e della protezione crittografica che ci assicura la loro capofila, Facebook, che impara i nostri gusti, preferenze politiche, amicizie. Fregati.

Potremmo anche credere alla necessità di un autenticazione forte, con un codicillo che Microsoft o Facebook ci mandano sul cellulare per proteggerci dai cattivoni del web, e che noi diligentemente inseriamo nella schermata per assicurare le aziende che siam proprio noi e nessun altro. Fregati, adesso hanno anche numero di telefono ed indirizzo.

Sempre in nome della sicurezza e della prevenzione delle fake news, i social media fanno il possibile per evitare pseudonimi e profili fantasma (una buona lettura qui). Nessuno vuole rischiare di passare per un troll russo, e quindi ecco che mettiamo foto in primo piano e condividiamo numero di telefono e magari anche indirizzo di casa nel presentarci al mondo di internet. Fregati con le nostre mani.

Una volta che vi siete creati due o tre profili diversi, uno per il vostro ruolo professionale, quello sociale e magari quello politico o religioso (con età e sesso diversi), e dopo aver preso l’abitudine a pulire i cookie dal browser, cosa possiamo ancora fare per rendere il nostro tracciamento più complesso?
Possiamo usare password diverse a seconda dell’applicazione che usiamo, possiamo usare browser come Duck Duck Go o Cyber Ghost che non tracciano la nostra navigazione, possiamo usare Tor (https://www.torproject.org) per non lasciare traccia dei nostri indirizzi informatici, possiamo mentire spudoratamente in quei giochi e sondaggi fatti per carpire le nostre identità, possiamo usare i Bitcoin per alcuni pagamenti, possiamo evitare di dare informazioni mediche o bancarie via internet, e possiamo scegliere i parametri di privacy sui browser e sulle applicazioni che usiamo. 

Possiamo, come pure il metterci a dieta, o imparare una nuova lingua. Ma è scomodo, ci fa fatica, ed i social media sono così bravi a presentarci i vantaggi di sicurezza, facilità e comodità.  Quindi non facciamoci promesse da Capodanno, scegliamo solo un paio di spunti alla volta a seconda di cosa ci viene più comodo.  Mettere a posto i parametri di privacy è semplice e lo fate una volta sola, come pure è facile usare un nuovo browser. Per i Bitcoin dovete spenderci un paio d’ore per partire, ma riuscire a non far vedere i vostri acquisti è importante.

Come detto nella puntata precedente, pensate anche ai parenti ed amici più vicini, quelli che parlano sempre di voi su internet. Se anche fate uno sforzo immane per migliorare la vostra privacy, ma poi nonna vi tagga in spiaggia o l’amico di scuola vi posta ubriachi al matrimonio, non funziona. Dovete aiutarli ad esser prudenti, pensando alla logica di branco: non serve la fuga in avanti, ma la protezione di tutti.

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
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Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Diego Saccoman (Milano): meccanico di paese, 60 punti di sutura e mai vinto niente
Roberto Zangrandi (Bruxelles): lobbista
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini