Attraverso il “naso” di Maria sento puzza di cenere umida. Persistente.
Oggi riporto l’incipit del romanzo. Per un autore l’incipit è tutto, per me è un ricordo indelebile, come il primo vagito dei miei figli. Eccolo:
“I meteorologi ne erano certi, nel gennaio del 1998 la città avrebbe avuto la più grande nevicata del decennio. Ogni giorno, appena sveglio aprivo la finestra, guardavo il cielo e annusavo l’aria, come fanno da sempre i contadini per capire se c’era puzza di neve. Prima di una grande nevicata i nasi addestrati dei contadini (nasciamo tutti contadini) sentivano un curioso odore di cenere umida: era il segnale che stava arrivando”.
L’io narrante è L’Ingegnere, una persona molto perbene, temo finirà male.
Nell’incipit c’è tutto il romanzo, perché la “neve”, con le sue storie e i suoi colpi di scena, arriverà’”, copiosa, inesorabile. E la puzza di “cenere umida” si diffonderà, ovunque. Ne scoprirete il significato profondo.
Maria nasce contadina, al risveglio anche lei apre la finestra, guarda il cielo, sente una curiosa puzza di cenere umida. Sapendo ancora distinguere fra odore e puzza capisce che è tuttora un essere umano. Che è viva. Che è libera.
E allora si maschera, esce, e come ogni giorno va nella Società di cui è diventata CEO e pure proprietaria (come spesso avviene, con un mostruoso ignobile ricatto) a combattere contro l’osceno regime di cui fa parte.
Il romanzo in versione digitale, audio, cartacea a partire da 5 € lo si ordina qui.