Notizie dagli USA


Il mito della bilancia commerciale e delle tariffe MAGA

Alla vigilia delle scorse elezioni presidenziali, solo Donal Trump e Bernie Sanders aggredirono la globalizzazione che aveva portato milioni di posti di lavoro in Cina, India e Messico a discapito dei lavoratori americani. Elizabeth Warren, brava economista ma politica mite, forniva le prove contabili della rovina: dal 1972 gli stipendi non sono aumentati per una classe media che negli anni s’è solo ridotta, aumentando il numero dei...

... poveri USA. Da Hillary Clinton al resto dei politici americani, il silenzio era assordante.

Sappiamo com’è andata: quel Make America Great Again (torniamo a render grande l’America, abbreviato MAGA) ha dato la vittoria a Trump ed il via ad una serie di conflitti per rivedere i trattati commerciali con tutti, dal NAFTA (con Messico e Canada), al condominio di Bruxelles, ai dazi sui prodotti cinesi.  Oggi, nella volata finale per le prossime presidenziali e di fronte a “solo” 11 milioni di disoccupati (l’economia ha ripreso dopo il lockdown), Trump, Biden e media si scatenano nel dirci se queste tariffe han funzionato e se la bilancia commerciale ha ripreso.

Tutta fuffa. Tutti a dire che il deficit della bilancia commerciale significa che stiamo perdendo, mentre la verita’ è che più dollari mandiamo in giro per il mondo, meglio stiamo. Tutti a dire che importiamo automobili, macchinari e componenti elettronici, mentre alla Cina esportiamo grano e soia, che vergogna! Oppure no?

Domanda al lettore: ma se ti do una bella auto e tu mi paghi con qualche quintale di riso, chi guadagna? In effetti vince chi massimizza i suoi benefici, le cose che servono, e minimizza i suoi costi, vinci tu. Allo stesso modo, i $617 miliardi di dollari di deficit pubblico che gli USA hanno col resto del mondo sono segno di vittoria, non di perdita. Lo slogan MAGA funziona, ma al contrario di quello che ci dicono. Funziona perché mantiene il dollaro come valuta di scambio del commercio internazionale e quindi il controllo che l’America ha sugli scambi commerciali.

Facciamo un esempio casalingo, sempre coi soldi del Monopoli, questa volta con tre portafogli. Il primo rappresenta la bilancia commerciale dello Stato, il secondo quella dei cittadini ed aziende domestiche, il terzo quello delle aziende e risparmiatori esteri.

Ipotizziamo: gli USA comprano dei trattori a Wichita, in Kansas, pagandoli $100 ed imponendo tasse per $90.  L’azienda locale guadagna $10, che sono nuovo deficit per lo Stato, ma fanno girare l’economia di Wichita: azienda e consumatori sono felici e pronti a spenderli.

Da Wichita comprano merci dalla Cina per $5, mentre dall’estero comprano solo un trattore USA per $2. A questo punto il portafoglio estero ha $2 in più, quello dei privati domestici $8 in più ed il deficit USA è -$10 (sotto di dieci).  Vi ricordate dal numero scorso che gli USA non hanno problemi a stampar dollari, veri o Monopoli che sia. Gli USA devono solo stampare abbastanza dollari per dare un buon tenore di vita ai suoi abitanti, e dare un lavoro a chi l’abbia eventualmente perso perché la sua azienda è andata all’estero.

Come nel caso del debito pubblico, anche per questo occorre una sana dose di scetticismo e capire che spesso la narrativa che ci viene proposta da politici e media è parzialmente vera (fake truth), contaminata da aria fritta allo scopo di controllare la popolazione.  Per vuole approfondire, vale sempre il testo di Stephanie Kelton, The Deficit Myth.

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