Aria nuova


Nei Balcani ho respirato un Covid diverso

Ognuno di noi ha il suo luogo preferito dove passare le proprie ferie.

C’è chi resta in Italia e chi va all’estero. Chi va al mare, chi va in montagna e chi a visitare città d’arte, oppure semplicemente a trovare un amico o un familiare.

I luoghi che scegliamo, vicini o lontani che siano, sono latori di un significato che spesso gli affibbiamo in maniera arbitraria. Tale assegnazione di significato può dipendere dai fattori più disparati: non è quindi così folle sostenere che quando viaggiamo ci spostiamo sì nello spazio ma soprattutto nel pensiero.

Per quanto mi riguarda, quando voglio staccare, la bussola punta sempre ad est e la destinazione d’elezione, almeno nel periodo estivo, sono i Balcani. Lì riesco a trovare, a pochi passi da casa, un mondo che da noi sembra non esistere più: abitato da gente schietta, pragmatica, solo apparentemente burbera ma in verità calorosa ed ospitale. Lì partita finisce quando arbitro fischia e squadra che vince scudetto è quella che ha fatto più punti. Un mondo tendenzialmente tranquillo, forse perché entrato per ultimo e solo in parte nel frenetico "club" dell’Europa occidentale.

Fatto sta che appena si passa la frontiera spariscono molti di quei disagi di cui il nostro Paese è fornitore all’ingrosso per i suoi cittadini e si scopre che una realtà alternativa non solo esiste ma è lì a portata di mano: reale.

Quest’anno è stato particolarmente significativo osservare come in certi Paesi balcanici e/o in alcune parti di essi ci fosse una diversa percezione, fra le persone comuni, dei rischi legati all’epidemia di Covid-19.

Premesso che non ci sia bisogno di andare all’estero e che spesso e volentieri possa bastare dirigersi verso le campagne e luoghi isolati della nostra Italia per sfuggire alla pressione (da ogni punto di vista) delle grandi città, il confronto a livello di Stati è risultato per me illuminante. La farò breve: avete presente il Sistema solare? Neanche da quella prospettiva si può apprezzare a pieno la vastità del niente che gli importava della pandemia. Interessante, no? Gli italiani li riconoscevi perché erano gli unici a portare la mascherina. Nella stragrande maggioranza dei casi a tedeschi, austriaci, svizzeri, francesi, belgi e inglesi non passava neanche per l’anticamera del cervello di indossarla, per non parlare dei locali. Ma si sa: tedeschi sono come tedeschi, montenegrini come montenegrini.

Ci credo che da noi abbiano consigliato di rimanere in Italia a fare le vacanze. Sia mai che si potesse subodorare la possibilità che la politica non abbia il pilota automatico e che il futuro non sia per forza uno solo, inevitabile poiché mancano le alternative da immaginare, figuriamoci da sperimentare.

Alla luce di ciò ho trovato più che legittimo chiedermi: ma non è che ci siamo lasciati troppo condizionare dai media e dai modi poco rassicuranti, ma molto impositivi, del nostro Governo?

Ognuno di noi a questa domanda può dare la risposta che più ritiene opportuna. L’importante è porsela, la domanda, giusto per evitare l'eventuale figura di quel tizio che entra in autostrada e chiama la Polizia dicendo di vedere decine di macchine in contromano.

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