... nuove figure. Trovo difficile descriverli con parole comuni, come mi succede con tutto ciò che riguarda il CEO capitalism. Sponsor, garante, influencer, mallevadore li sento come inadeguati. Si presentano come mediatori, sotto le spoglie di un politico importante, di un visionario, di un filantropo birbante, etc. Sia chiaro, non c’è nessun complotto, costoro hanno solo la volontà di fare, con facilità, profitti a manetta e al contempo porsi come salvatori del mondo. Finti sacerdoti che rubano le ostie benedette.
Questa battaglia markettara viene condotta, come ovvio, in prima persona dai CEO, con la classica volgarità manageriale che esprimono quando intuiscono che il banchetto sarà per loro molto ricco, imbottiti come sono di stock option da monetizzare il primo possibile. E allora vale tutto, tanto ci si può nascondere dietro la frase mitica: “operiamo nel supremo interesse della salute, etc. etc..” Mi ricordano quelle lotte nelle savane africane, filmate da National Geographic, dove un gruppo di leonesse abbatte, con enorme dispendio di energie, un paio di zebre, ed immediatamente il problema diventa evitare che le iene e altri animali tentino di partecipare al banchetto, mangiando a sbafo. Distrutte dalla fatica, devono di nuovo combattere per difendere il malloppo. Il 2021, per alcuni, sarà l’anno di buffet di business pantagruelici.
Sappiamo bene che nel mondo magico del CEO capitalism ormai il problema non è più il “prodotto” ma il “processo”. E il “processo”, così com’è oggi configurato, nessuna attinenza ha con le regole classiche del mercato, ma si fa terreno di scontro mortale, ove ogni colpo è ammesso, pur di guadagnare quote e fare profitti fantozziani. Il cambio di passo lo vedi da come sono state velocizzate le certificazioni, un tempo molto lente e circospette come si conviene alla scienza. E pure dalla firma di contratti miliardari ancor prima del completamento della fase 3, quella dirimente.
Ormai è chiaro, il problema non sarà la disponibilità dei vaccini, anzi forse ce ne saranno fin troppi. Personalmente temo la qualità dell’informazione che stiamo dando ai cittadini. Non tutti sono onestamente SI VAX come me e tanti altri. Divenni SI VAX non per ideologia ma per motivi oggettivi: giovane padre ero terrorizzato dalla poliomielite che aveva colpito pesantemente zii e cugini, per cui i miei figli furono vaccinati sia con il Salk (iniettato), sia un anno dopo con il Sabin (per bocca). Da allora nella nostra famiglia i vaccini li abbiamo fatti tutti, sempre però con il massimo rispetto (da liberali) verso quelli che li rifiutavano per scelte personali.
Il pericolo è che i cittadini comuni, diciamolo brutalmente, i poveracci (con questi al potere presto lo saremo tutti) ricevano informazioni markettare, figlie del terrorismo mediatico che hanno imposto. I primi sondaggi li considero molto brutti, non per i numeri in sé, ma per la scarsa affidabilità percepita dalle risposte. I più fragili di noi, sapendo che il “No” è una risposta non politicamente corretta, o dicono di non sapere o peggio mentono.
E poi diciamocelo, non aiuta il SI continuare a imporci la solita compagnia di giro tv di virologi di regime. Meglio sarebbe una serissima e rigorosa campagna informativa sulla vaccinazione fatta da scienziati veri, ricchi di umanità, capaci di convincere anziché minacciare e terrorizzare. Possibile che non capiscano che saranno proprio i “poveracci” ad essere determinanti per raggiungere quell’immunità di gregge, che aiuterebbe tutti a uscire dalla palude del “Virus”?
Fin dall’inizio ho scritto che i conti si faranno alla fine, e l’unico indice che permette a noi cittadini di giudicare le nostre leadership è la posizione dell’Italia nella classifica finale dei “morti per milione di abitanti”. Infatti cosa c’è di più corretto che essere giudicati dai risultati, specie quando hai goduto dei pieni poteri?