Il primo vantaggio del sospendere post, share e like su un social media, specialmente tutti quelli della stessa azienda (Facebook, Google o Microsoft, come visto nel numero precedente), è proprio che spariamo dai radar spioni di queste aziende.
Questo effetto si moltiplica perché veniamo anche a mancare dai post dei nostri contatti, introducendo dubbi nelle categorie in cui siamo classificati. Per lo stesso motivo ho raccomandato di non stare in pochi gruppi omogenei, le cosiddette eco-chambers, ma essere sempre presenti contemporaneamente in gruppi dagli orientamenti molto diversi tra loro.
Un secondo vantaggio nello staccarsi dai social media è l’immediata riduzione di stress ed ansietà. Le ore spese sullo schermo ci danno alti livelli di dopamina, a causa della miriade di stimoli che assorbiamo e della nostra inclinazione a far caso ad ogni novità. David Greenfield, del Centro per le Dipendenze da Internet e Tecnologie della Facoltà di Medicina dell’Università del Connecticut, ci raccomanda di tener duro per alcuni giorni e passare la crisi d’astinenza da dopamina. Legato a questo distacco avremo anche un miglioramento nella qualità del sonno. Se siete abituati a dare una sbirciatina al monitor la sera, e spesso procrastinate su altri post, share e like, quella serie di sollecitazioni vi impedisce di prender sonno in modo corretto. Staccandosi per una decina di giorni dallo schermo, sonno, pressione sanguigna e stati ansioni migliorano con gran beneficio per il sistema immunitario.
La facilità di accesso, la disinibizione nell’interazione impersonale, la frequenza di stimoli che non possiamo capire a fondo, la distorsione nella percezione del tempo, la falsa idea di anonimità che abbiamo nella navigazione, sono ingredienti pericolosi da cui staccarsi ogni tanto. Questi fattori plasmano i meccanismi di soddisfazione del nostro sistema limbico e della corteccia prefrontrale, contribuendo ad un rinforzo cognitivo della soddisfazione chimica della dopamina. Pericoloso.
In pratica, quando navighiamo su internet attraverso smartphone, tablet o computer, stiamo tirando la leva di una slot-machine.
I social media sono progettati per sfruttare i processi neurobiologici di rinforzo, tanto delle nostre idee quanto della nostra opinione di noi stessi e del prossimo. Quando navighiamo su internet non sappiamo con certezza cosa troveremo, ed è proprio quella la fregatura in cui casca la nostra mente: l’imprevidibilità di quello che troveremo che ci tiene incollati allo schermo.
Che si tratti di notizie di sport, economia, post sui gattini, ricette, o baruffe su Twitter non importa, la dopamina ci porta ad un uso sempre più compulsivo e ci impedisce di ragionare in modo profondo di quello che vediamo. Se pensate che il cellulare aggiunge suonerie, vibrazioni e flash colorati al ricevimento di una notifica, ecco che il quadro di sollecitazioni al nostro cervello e’ veramente affollato, e non riusciamo a staccarci.
Serve quindi una sana dose di disciplina, staccarsi da internet per una decina di giorni, e ritornare a passeggiate e libri. Ultima raccomandazione, la lettura di questo articolo: per un idea consapevole di privacy e di libertà d’espressione.