... per le Belle Arti, Crespi e Pellegrini, che sono storici quanto storicamente sono in competizione, quasi come due partiti politici. Io ho fatto tanto tempo fa la mia scelta ma di fatto sono entrambi molto ben forniti.
Quando ci vado telefono prima, come faccio di solito per ordinare il mio materiale: in genere per far fare su misura i telai, in quel modo che piace a me, frutto di scelte e di aggiustamenti di anni e in continuo divenire, a seconda del tipo della pittura che sperimento in quel momento. Come i liutai o gli accordatori aiutano i musicisti con i loro strumenti, valutando con loro il suono migliore, così il colorificio aiuta e suggerisce. Potrei definire tutto questo un'amicizia, tanto lì sanno precisamente i miei gusti, tanto ci siamo confrontati su tele e colori. Quello delle Belle Arti è un mondo di nicchia ma importante e in continuo rinnovamento, i pigmenti , i pennelli, le carte cambiano e si aggiornano e accanto ai grandi classici nascono case artigianali che fanno prodotti di grandissima qualità. La definirei un’internazionale pacifica che mette piede in studio con prodotti da ogni angolo del mondo.
In tanti anni questa è stata la prima volta che io e Pellegrini abbiamo parlato fuori dal negozio con giù la claire, una decisione dettata dal fatto che gli studenti di Brera, vita e anima del luogo, sono lontani e imparano, quando imparano, "a distanza"…
Pellegrini ha parlato con la sua connaturata ritrosia, pensando all’oggi come ad un tempo di miseria e di disgregazione: così ha deciso e ha chiuso il negozio in questo periodo, mettendo “i suoi ragazzi” in cassa integrazione. Che tristezza non entrare nel mio piccolo paradiso da cui esco sempre appagata, allontanandomi con sotto il braccio una promessa di futuro. Impacchettato in quel modo semplice e insieme sofisticato, uguale a se stesso nel tempo, racconta una storia durevole.
Speriamo che continui.