Funerale americano

I miei vicini di casa, immigrati da giovani dall’Irlanda ed ora bisnonni ottantenni ben radicati a Boston, han perso la figlia cinquantaseienne in un tragico incidente davanti a casa: caduta nel lago ghiacciato, non è riuscita a riemergere. Son quelle tragedie che ti lasciano senza parole: signora molto sportiva, su quel lago ha camminato sicura per anni, una sfortuna tremenda.

Cerca nel profondo

La prima settimana di Trump è stata drammatica per il mondo digitale: da un lato la (non) sorpresa che il nuovo Presidente mette in concorrenza il fidato Musk sia per la creazione di nuovi datacenter dedicati all’intelligenza artificiale, sia per l’acquisto di TikTok. Se Musk pensava di ricevere favori in cambio di tutto quanto ha fatto e speso per l’elezione del nuovo presidente, s’è ricreduto. Tra Altman (OpenAI), Ellison (Oracle) e Son (SoftBank), tutti a celebrare i $500 miliardi da investire in Stargate, nuovo mega datacenter per l’intelligenza artificiale.

Tic toc, tic toc

Scrivo queste righe una settimana prima della vostra lettura, ed oggi sono in trepida attesa per gli eventi dei prossimi giorni: tic toc, tic toc. Domani, domenica 19 gennaio, dovremmo vedere il cessate il fuoco e l’inizio dello scambio di ostaggi e prigionieri in Israele, dopo-domani l’inaugurazione di Trump, e per martedì aspettiamo le prime deportazioni di immigrati illegali da città come Boston e Chicago. A me interessa vedere cosa farà il Presidente con TikTok.

La zucca materialista

Continua il progresso nelle neuroscienze, specialmente sul fronte delle tecnologie di imaging, di sensori sempre più minuti ed anche liquidi, di impianti elettrochimici nel cervello, e di nuovi materiali biocompatibili. Stiamo arrivando al momento in cui potremo capire cosa c’è tra cervello e mente, e forse comprendere la meccanica della nostra coscienza, dei pensieri e delle nostre emozioni. Da un punto di vista etico questo momento è drammatico, perché avvicina la nostra capacità di plasmare una vera intelligenza artificiale.

Politica industriale al cambio di testimone

Ricorderete che all’elezione di Biden sottolineai le poche differenze e tante similitudini tra lui ed il predecessore Trump, ed ora che questo torna alla Casa Bianca, sarà interessante vedere cosa succede alla politica industriale. Fu il Donald a spingere con forza il “prodotto in America”, solo aggiustato in “comprato in America” dal successore. Come per la risposta al Covid, che portò entrambe a stampare ed elargire duemila milioni di dollari per sostenere l’economia in quegli anni deprimenti, anche sulla spinta a costruire fabbriche, investire nelle nuove tecnologie e portare investitori esteri in America, non si vedono differenze tra i due Presidenti.

Zucki a Canossa

Nel rigido inverno del 1077 l’imperatore Enrico IV attese tre notti al freddo, alle porte del castello di Canossa, prima di essere ricevuto e perdonato dal Papa Gregorio VII. 948 anni dopo l’imperatore dei social media, che controlla miliardi di persone tra Facebook, Instagram, Whatsapp, Messenger ed Oculus, si umilia di fronte al mondo allo stesso modo: anche Zucki va a Canossa.

Un 2025 di forte concorrenza

Buon 2025! Al CES di Las Vegas 4.300 aziende mettono in mostra le loro soluzioni digitali, alcune molto innovative, ed il mercato si attende faville dall’anno che inizia. Utilizzando questo grafico di The Information, vediamo cosa fanno le grandi.

Dopo un anno bisesto e funesto…

La fine dell’anno è sempre il momento per staccare la spina, fare un passo indietro e riflettere sull’anno che è passato. Ci lascia un 2024 bisesto e funesto, speriamo che il 2025 sia un anno di rinascita e ripartenza, serve ottimismo in quantità.

Un primo pensiero va alle grandi sofferenze internazionali, dai 101 ostaggi israeliani ancora imprigionati nelle gallerie di Gaza, ai 12.000 civili ucraini uccisi, ai 45.000 civili palestinesi e libanesi bombardati, al milione di soldati ucraini e russi sprecati, alle decine di milioni impattati da questi ed altri conflitti attorno al mondo. 

Prepararsi al futuro digitale

All’inizio di questo millennio, in piena spinta della globalizzazione, molti ragazzi avevano paura di studiare informatica perché si rendevano conto che coetanei altrettanto bravi e ben equipaggiati in India e Cina potevano fare lo stesso lavoro ad una frazione del loro stipendio. Vent’anni dopo, siamo punto e a capo: studenti che evitano ingegneria, matematica, fisica perché presto questo o quel mestiere sarà svolto da un ranocchio artificialmente intelligente con un costo irrisorio rispetto alla loro paga.

Il CEO cattivo

Mediamente i CEO non godono di ottima reputazione tra la plebe: pochi sono illuminati e portano l’azienda a crescere, molti solo attenti a tagliare i costi fino ad asfissiare la propria e licenziare i lavoratori, tanti sono pieni di sé e trattano male i dipendenti. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, le loro aziende esistono per il bene della società, arricchendola di prodotti e servizi; quindi, seppur il CEO ricordi il Massimo Direttore Imperiale di Fantozzi, si tollera. Nel caso di Brian Thompson invece, abbiamo a che fare con un CEO cattivo, perché con la sua azienda fa il male della società.