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Alla corte dei Patrizi

Subito dopo le elezioni presidenziali, sul 275 di Zafferano, avevo pubblicato “DNC tra patrizi e plebei” denunciando la cattiveria dei patrizi che comandano il partito Democratico, pronti a pugnalare alle spalle anche i loro compagni appena escano dalla narrativa di regime. Oggi i nodi sono arrivati al pettine: i candidati di Trump per il comando della sanità, del FBI e dei servizi segreti han dovuto dimostrare di essere in grado di fare il loro mestiere di fronte alla corte, come da prassi istituzionale.

Ironia della sorte DEI in salsa Trump, i tre sono una donna marrone dalle Hawaii, un indiano ed un vecchio bianco per antico pelo: Gabbard, Patel, Kennedy Jnr. Come avevo previsto, sono stati insultati e calunniati che manco gli scaricatori di porto: e tu sei una putinista, confessa che Snowden è un traditore, e cosa sei andata a fare da Assad, e tu vuoi distruggere l’FBI, e vuoi eliminare chi ha accusato il tuo Presidente, e tu uccidi i bambini piccoli negando i vaccini, seguendo con una litania di menzogne senza senso. Lo ripeto per chi si abbevera dai media main stream e fosse portato a credere che i tre siano in qualche misura delinquenti, puzzoni o traditori: tutto falso.

Mentre scrivo queste righe non è chiaro se i tre verranno confermati nelle votazioni finali a Washington, ma una cosa è lampante: la massima figura di palta della corte dei Patrizi.

Tulsi Gabbard è stata cacciata dal partito Dem grazie alle accuse della Clinton di essere amica di Putin, cosa rivelatasi poi priva di ogni fondamento. La surfista hawaiana già ufficiale medagliata dell’esercito americano ha il brutto difetto di non avere peli sulla lingua, e di aver illustrato bene lo spreco di mezzi e ragazzi mandati a morire in Medio Oriente inutilmente. È molto chiara quando spiega come Snowden ha commesso un reato trafugando documenti segreti, ma ha fatto il bene dell’America rilevando i misfatti senza compromettere la vita o la carriera delle persone coinvolte. Mettere lei a capo dei servizi segreti è un ottimo modo per controllare il controllore, che negli ultimi anni ha fatto e disfatto nei meandri segreti dello spionaggio.

Kash Patel, già magistrato impegnato nell’antiterrorismo, ci ha spiegato che il 25% degli agenti dell’FBI siede in ufficio a Washington: lui li vuole spedire dove continuano ad esserci uccisioni e stupri ogni minuto, a lavorare. I suoi scambi con la commissione sono diventando virali, perché dimostra di conoscere il funzionamento del FBI nel dettaglio, come migliorarlo, mentre i Patrizi vogliono continuare ad usare l’agenzia per fini politici, come denunciare che il politico avversario sia al soldo di Putin o Xi.

Robert Kennedy Jnr negli ultimi mesi è stato accusato della qualunque, cominciando dal DNC fino ai suoi parenti stretti. Di fronte agli inquisitori questo Caronte americano, “vegliardo, ma di crude e verde vecchiezza” come ci insegna Virgilio, ha picchiato come un fabbro. Di fronte a lui solo ignavi, quei politici che han lasciato che la salute americana, partendo dalla dieta e finendo alla sanità, fosse presa in ostaggio e rovinata dagli interessi privati di pochi Patrizi. Ogni loro gioco di parole, dalle magliette sui vaccini, alle cause dell’autismo, ha dimostrato l’ignavia e cattiveria del Deep State.

Nelle votazioni vedremo la qualità dei nostri rappresentanti a Washington: daranno il via libera a tre persone che pensano con la propria zucca e vogliono migliorare il Paese, o continueranno ad inseguire i soldi nel loro girone infernale? La speranza è ovvia, e non è questione politica, ma di fiducia in questo esperimento continuo che è la democrazia americana.

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Zafferano

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